Pisa, 22 febbraio 2014 - Adottare quel bambino dal Kirghizistan è diventato per una coppia pisana un'odissea, costata alla famiglia ventimila euro, più altri soldi che sono stati chiesti durante l'iter. E' la storia di Alessia Raglianti e suo marito Tiziano Bernardini, che adesso non sanno se vedranno mai il loro piccolo Bakit, tra l'altro affetto da una grave malformazione cardiaca. La colpa è dell'immobilismo della commissione adozioni, che solo da poco ha visto la nomina di un vicepresidente esecutivo, senza il quale l'attività della commissione è paralizzata. 

''Dopo anni di attese e fotografie - racconta Alessia - abbiamo scoperto che eravamo vittime di un raggiro e quasi complici di una tratta: il bambino che ci avevano assegnato, non era orfano ma ricoverato in un ostello e soprattutto non era in stato di adottabilita'. E se avessimo accettato alcune scorciatoie a fronte del pagamento di qualche migliaia di euro, di portarcelo illegalmente in Italia senza che la Commissione adozioni vigilasse a dovere su quanto ci stava capitando, avremmo rischiato il furto di bambini".

L'ente al quale la coppia si è affidata è di Albenga (Savona) e adesso è sotto processo per truffa. Il suo accreditamento dalla commissione adozioni è stato revocato ma solo dopo una lunga battaglia della coppia. Che ha speso ventimila euro e quando ha cambiato associazione si è sentita chiedere altri soldi per l'adozione di un altro bambino in Ungheria. 

Intanto, e' sfumata anche la possibilita' di garantire assistenza al bambino khirgizo, abbinato alla coppia in attesa del completamento della procedura d'adozione (poi rivelatasi truffaldina), per la sua grave malformazione cardiaca: ''Ora non sappiamo neppure se Bakit sia ancora vivo e - ripete -
e abbiamo mantenuto la lucidita' per non renderci complici di un furto di bambini".