Pisa, 19 marzo 2013 - Dopo il silenzio seguito al ritrovamento dei reperti, forse riconducibili a Roberta Ragusa, gli inquirenti rompono il silenzio. Nessun commento approfondito, ma il procuratore Ugo Adinolfi sottolinea che si tratta di reperti che ''comunque non sono tali da poter parlare di svolta investigativa''

Stesso discorso vale, secondo la procura, per la testimonianza di un uomo che dice di aver visto Antonio Logli, il marito della donna scomparsa la notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 litigare con lei intorno alle una. 
Insomma, senza il ritrovamento di un cadavere, la posizione di Logli, unico indagato con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere, sarebbe destinata a essere archiviata.

Secondo Adinolfi, infatti, senza ''una prova certa della morte dell'imprenditrice pisana e un reperto che possa in qualche modo aiutare gli inquirenti a stabilire le cause del decesso non ci sono allo stato gli elementi per sostenere un processo''.

Rispetto ai reperti trovati nei giorni scorsi, il magistrato si limita a dire che ''comunque non sono tali da poter parlare di svolta investigativa''. Riguardo alle dichiarazioni del supertestimone, "non sono così significative. Vede e non vede e questo al processo puo' risultare un'arma spuntata per la pubblica accusa', dice il procuratore.

In definitiva, secondo Adinolfi, "senza un corpo tutto è molto difficile e dunque non escludo che si possa giungere all'archiviazione della posizione di Logli, anche se in quel caso comunque procederemmo a modificare il capo di imputazione in omicidio premeditato, commesso da qualcuno che aveva già pianificato il modo di disfarsi del cadavere. Un reato per il quale i tempi della prescrizione sono molto lunghi, lasciandoci la possibilità in qualunque momento di riprendere in mano l'indagine"'.