Pisa, 4 agosto 2011 - RAGEDIA nelle campagne di Latignano di Cascina dove nel tardo pomeriggio di ieri è precipitato un aereo ultraleggero autocostruito — così lo hanno definito gli investigatori — con a bordo due persone, che sono anche i progettisti e costruttori del velivolo, che potrebbe essere considerato una specie di «prototipo». Sono entrambi morti carbonizzati. Due amici inseparabili accomunati dalla passione per il volo: il cinquantanovenne Bruno Aramini di Calcinaia e il cinquantottenne Roberto Ragaglia di Cascina. Il primo era un ex colonnello dell’aviazione, il secondo un ingegnere aeronautico, che risulta essere il proprietario dell’aereo, padre di Lorenzo, consigliere comunale cascinese del Pd.

 

INTORNO alle 18.30, ovvero praticamente subito dopo essere decollato dalla aviosuperficie di Grecciano di Collesalvetti — che in linea d’aria dista un paio di chilometri dal luogo dell’impatto — il piccolo velivolo si è schiantato al suolo, ad alcune decine di metri da un casolare abitato da due famiglie, tra un terreno incolto e un campo di girasoli. Sul posto sono subito intervenuti i mezzi di soccorso del 118, le squadre dei vigili del fuoco e i militari della compagnia di Pontedera e del reparto investigativo del comando provinciale dei carabinieri.
 

 

SECONDO le testimonianze di diverse persone che hanno assistito al tragico incidente, l’aereo (che pare avesse già perso una ruota) è caduto da un’altezza di un centinaio di metri, avvitandosi su se stesso e dopo l’impatto sul terreno è scoppiato l’incendio. «Quando siamo intervenuti — racconta un vigile del fuoco — le due persone (una seduta davanti alla cloche, l’altra sdraiata al suo fianco, ndr) erano già morte. Sia il pilota che, soprattutto, il passeggero erano irriconoscibili. Abbiamo spento il rogo dei resti dell’aereo e le fiamme, che si erano propagate nel campo per un raggio di una ventina di metri».

 

NESSUN «Sos» è stato registrato dalla torre di controllo dell’aeroporto di Pisa prima dello schianto dell’ultraleggero, un velivolo che sembra non necessiti di autorizzazioni particolari per volare (basta il brevetto del pilota), nè di un piano di volo e che non ha in dotazione la ‘scatola nera’. Anche per questo non è stato facile capire chi fossero le due vittime. La certezza della loro identificazione è arrivata solo intorno alle 22 di ieri. Per cercare di ricostruire le cause dell’incidente — forse imputabili a un guasto tecnico — e conoscere i nomi dei due sfortunati aviatori, i militari dell’Arma hanno dovuto contattare tutte le aviosuperfici (una ventina) nel «triangolo» compreso tra La Spezia-Isola d’Elba-Grosseto, che si trovano nell’arco dei duecento chilometri dal luogo della tragedia. L’ultraleggero, infatti, non avrebbe avuto un’autonomia di volo maggiore.

 

A SERA le salme non erano ancora state rimosse: i vigili del fuoco hanno acceso i gruppi elettrogeni e illuminato l’area dell’incidente. Solo in nottata è stato possibile trasportare i corpi all’istituto di Medicina Legale dell’Università a disposizione della autorità giudiziaria. Sul tragico incidente la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta e il magistrato di turno, il dottor Aldo Mantovani, nelle prossime ore disporrà l’autopsia o l’esame esterno delle due vittime.
«VIVI come se dovessi morire domani e lavora come se non dovessi morire mai» era la citazione preferita - tratta dal suo profilo su Facebook - di Bruno Aramini, che all’inizio nel nuovo millennio si fece costruire «Leonardo», uno Storm 300 «T», un piccolo aereo biposto di un blu intenso. Era il frutto di un sogno dell’ex colonnello dell’aviazione e degli studenti dell’istituto tecnico industriale «Leonardo da Vinci» di Pisa. Quello di Bruno Aramini, ex aviatore, era possedere un aereo snello e veloce per volteggiare nei cieli della Toscana. Quello degli studenti del «Da Vinci», poter finalmente passare dalla «teoria alla pratica» e costruire appunto un velivolo. Nel maggio 2002 quel sogno diventò realtà: un sogno di acciaio in mezzo al cortile di una scuola. Tre anni prima Bruno Aramini varcò i cancelli dell’Iti per presentare la sua idea agli studenti: «Costruitemi un aereo». Pochi indugi; la scuola e i ragazzi aderirono subito con grande entusiasmo al progetto.