Pisa, 15 luglio 2010 - Maltrattati. Sono i monumenti pisani, sempre più imbrattati, insudiciati e, di conseguenza, trasandati. Da piazza Garibaldi, a quella dei Cavalieri, da Sant’Antonino in Qualquonia a Sant’Agata dietro San Paolo a Ripa d’Arno, altra chiesa circondata dal degrado. Il percorso dei monumenti che rischiano di perdere la loro bellezza e unicità, causa trasando, parte dal ponte di mezzo. La statua dedicata all’eroe dei due mondi è scritta (vernice rossa, grigia e nera), la base viene utilizzata come seduta da cittadini e turisti.

 

Ci si affaccia sul lungarno Mediceo per arrivare in piazza Mazzini. Anche qui il fondatore della Giovine Italia è stato dipinto dai vandali. L’erba della piazza è stata tagliata e poi abbandonata a terra. E ancora avanti, si attraversa il ponte e si giunge in lungarno Galilei. La casa dove Percy Bysshe Shelley scrisse l’Adonais è un ricordo. Una lapide cita le imprese del famoso inquilino che "trascorse in queste mura gli ultimi mesi del 1821". Peccato che quelle mura siano diroccate e piene di vegetazione.

 

Via, verso il quartiere di Sant’Antonio. Dove la chiesa di San Paolo a Ripa D’Arno, uno dei capolavori dello stile romanico-pisano, è circondata da giardini, nei quali si abbandona di tutto. Cartacce, bottiglie e altri rifiuti. In queste giornate caldissime sono frequenti anche i bivacchi.

 

E ancora, basta imboccare via San Paolo per trovarsi davanti alla cappella e omonima piazzetta di Sant’Agata. Tutto anonimo perché non ci sono cartelli che raccontano la storia di questo gioiello. "Il tetto — conferma un residente, Ivan D’Auria — è invaso dalla vegetazione, che piano piano, rischia di creare seri danni a questo bellissimo monumento che risale al 1100. Lasciato purtroppo in abbandono ai tossicodipendenti che si nascondo nel retro". Protetto dalle erbacce, poi, qualcuno utilizza il luogo come un bagno lasciando sul prato escrementi. E negli angoli, si trovano siringhe e fialette, i kit per la droga. Ancora. Si imbocca via di Qualquonia, dove sorge l’antica chiesetta di Sant’Antonio. Anche qui le piante rampicanti la fanno da padrone.

 

La porta è chiusa, ma non è difficile entrare in questa struttura che si è trasformata in un ricovero per piccioni. Imbrattati affreschi e stucchi. In via Benedetto Croce, piange vendetta il tratto di mura restaurato nel 2006. Una lapide ricorda l’evento, perché la vegetazione si è impossessata nuovamente dei suoi spazi. "L’entusiasmo, l’intelligenza e l’umanità di Andrea Rovini — si legge — hanno dato concretezza al progetto ‘La scuola adotta un monumento’ restituendo dignità a questo tratto delle antiche mura pisane".

 

Seguono, poi le firme di chi ha contribuito al progetto, tra cui l’Itis. Peccato che il lavoro dei ragazzi, però, sia stato vanificato, in parte, dall’incuria successiva. Si ritorna a Tramontana. Tre le bellezze maltrattate, la chiesa dei Cavalieri di Santo Stefano, la cui gradinata, di notte, viene utilizzata come pattumiera; quella di San Michele, i cui scalini offrono riparo di giorno e di notte a chi non ha casa. E, infine, San Paolo all’Orto: sul marciapiede erbacce e altri rifiuti.

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