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UNA CONVIVENZA forzata, una situazione di estremo disagio per detenuti e tutti gli operatori del penitenziario. Con più reclusi nella stessa cella. E la conseguenza del sovraffollamento. A denunciarlo è lavvocato Andrea Callaioli, garante del Comune di Pisa per i diritti delle persone private della libertà personale. Ad ogni nuovo arrivo, lo spazio si riduce ulteriormente. Tanto che la settimana passata, per cercare una sistemazione, allinterno delle celle sono stati allestiti letti a castello a tre piani. «Una detenuta è caduta dallalto e si è lussata un piede», spiega lavvocato Callaioli. «Esistono celle singole, da due, da tre o da quattro detenuti. Dipende dal braccio in cui ci si trova. Anche la grandezza delle stanze varia: alcune sono grandi 2 metri per due, altre tre per quattro. I letti a più piani sono stati messi in quelle piccole», prosegue. La mappa degli altri spazi: «Quelli comuni esterni sono abbastanza sufficenti. Quelli interni, invece, non lo sono». Un appello quello del garante, lanciato già un mese e mezzo fa per risolvere «linsostenibile situazione dellarea colloqui» dove bisognerebbe «garantire condizioni minime di intimità e riservatezza, in special modo nelle visite dei familiari e dei bambini».
DI INTERVENTI ne servirebbero tanti in una struttura sovraccaricata. Anche se, come racconta ancora lavvocato Callaioli, «una circolare del Dipartimento amministrazione penitenziaria, ha chiesto di bloccare i lavori di manutenzione ordinaria, proprio per salvaguardare lincolumità dei detenuti. Ma così facendo i problemi strutturali si acuiranno nel tempo». Qualche novità potrebbe essere contenuta nel piano Alfano, che a Pisa destinerebbe un finanziamento per realizzare 200 nuovi posti. «Sulla questione, però precisa lavvocato non ci sono novità. Non si conosce ancora il progetto. Si prevede, entro dicembre 2012, una spesa di 10 milioni di euro, senza, tuttavia, che vi sia una riflessione se intervenire sulla struttura del Don Bosco, vecchia e figlia di una superata concezione degli spazi carcerari e oggi al limite del collasso, oppure procedere ex novo. Ho chiesto che lAmministrazione comunale si interessi al progetto e si faccia portavoce del disagio».
an. cas.
UNA CONVIVENZA forzata, una situazione di estremo disagio per detenuti e tutti gli operatori del penitenziario. Con più reclusi nella stessa cella. E la conseguenza del sovraffollamento. A denunciarlo è lavvocato Andrea Callaioli, garante del Comune di Pisa per i diritti delle persone private della libertà personale. Ad ogni nuovo arrivo, lo spazio si riduce ulteriormente. Tanto che la settimana passata, per cercare una sistemazione, allinterno delle celle sono stati allestiti letti a castello a tre piani. «Una detenuta è caduta dallalto e si è lussata un piede», spiega lavvocato Callaioli. «Esistono celle singole, da due, da tre o da quattro detenuti. Dipende dal braccio in cui ci si trova. Anche la grandezza delle stanze varia: alcune sono grandi 2 metri per due, altre tre per quattro. I letti a più piani sono stati messi in quelle piccole», prosegue. La mappa degli altri spazi: «Quelli comuni esterni sono abbastanza sufficenti. Quelli interni, invece, non lo sono». Un appello quello del garante, lanciato già un mese e mezzo fa per risolvere «linsostenibile situazione dellarea colloqui» dove bisognerebbe «garantire condizioni minime di intimità e riservatezza, in special modo nelle visite dei familiari e dei bambini».
DI INTERVENTI ne servirebbero tanti in una struttura sovraccaricata. Anche se, come racconta ancora lavvocato Callaioli, «una circolare del Dipartimento amministrazione penitenziaria, ha chiesto di bloccare i lavori di manutenzione ordinaria, proprio per salvaguardare lincolumità dei detenuti. Ma così facendo i problemi strutturali si acuiranno nel tempo». Qualche novità potrebbe essere contenuta nel piano Alfano, che a Pisa destinerebbe un finanziamento per realizzare 200 nuovi posti. «Sulla questione, però precisa lavvocato non ci sono novità. Non si conosce ancora il progetto. Si prevede, entro dicembre 2012, una spesa di 10 milioni di euro, senza, tuttavia, che vi sia una riflessione se intervenire sulla struttura del Don Bosco, vecchia e figlia di una superata concezione degli spazi carcerari e oggi al limite del collasso, oppure procedere ex novo. Ho chiesto che lAmministrazione comunale si interessi al progetto e si faccia portavoce del disagio».
an. cas.
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