2009-06-02
UN PERCORSO a tappe per scoprire «L’omaggio neofuturista a Galileo Galilei» di Daniel Schinasi, uno dei fondatori del neofuturismo. Le «stazioni» di questo tragitto sono il Museo dell’Orto Botanico, in via Luca Ghini (dove, venerdì alle 17, 30, si terrà l’inaugurazione), l’aula magna della Facoltà d’Ingegneria, il Dipartimento d’Ingegneria Aerospaziale e La Banca Nazionale del Lavoro in Corso Italia. Un totale di sei opere di grande impatto ed effetto visivo.

DANIEL SCHINASI è uno fra i più importanti pittori del neofuturismo. Correva il 1909, più precisamente il 20 febbraio, quando Le Figaro pubblicò in prima pagina il manifesto del Futurismo, firmato da un gruppo di italiani fra i quali Filippo Tommaso Marianetti e Umberto Boccioni. L’Arte, si diceva, doveva esaltare il movimento, il modernismo, la tecnologia e la velocità. Poi, 61 anni dopo, un altro italiano scelse ancora una volta la capitale francese per lanciare il suo manifesto del neofuturismo. Nel ‘70, Daniel Schinasi — nato ad Alessandria D’Egitto nel 1933 — partì, infatti, per Parigi per promuovere la sua idea di arte. Una concezione che riprende alcuni temi del futurismo ma che, rispetto la movimento originale, presenta alcune differenze sostanziali.

«NON PIÙ ESALTAZIONE della macchina — dice Schinasi — non più scomposizione/deformazione esasperata dell’oggetto e dell’immagine dell’uomo. L’uomo e la natura riacquistano il loro aspetto naturale con solenne ed assoluta dimensione umana. La luce in movimento nasce dall’uomo e dalla natura — conclude — e crea il dinamismo nell’opera». E’ dal 1962 al 1967 che Daniel Schinasi sviluppa il suo stile fatto di forme geometriche sulla stessa onda di Franz Marc, Metzinger e Feinenger. Le sue prime opere neofuturiste sono esposte nel 1963 a Milano dove conosce Carlo Carrà. Dal 1955 presenta mostre personali ed antologiche in varie capitali europee, negli Stati Uniti ed in Israele. Negli anni ‘70 l’amicizia con lo storico dell’arte Vincenzo Marotta, che lo affiancherà fino alla sua morte nel 2004, lo sprona nello sviluppo della ricerca sul neofuturismo, mentre la frequentazione dello scrittore Guido Lopez di Milano lo vede impegnato nella difesa dei valori dell’Ebraismo. Le sue pitture sono presenti in musei, pinacoteche e collezioni private.