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di PAOLA ZERBONI
E’ APPESO al consiglio direttivo, presieduto da Salvatore Settis e convocato per mercoledì 9 luglio, il destino universitario di Lorenzo Lazzerini, lo studente figlinese di scienze biologiche, ma con la passione dell’astrofisica, che ha ideato l’ormai celebre «missile della Scuola Normale». Solo in quella sede si saprà se la sospensione, primo provvedimento ‘‘pro tempore’’ preso dalla Scuola nei suoi confronti, diverrà definitiva e quindi sfocerà davvero nell’espulsione, minacciata subito dopo il ritrovamento del razzo. Una punizione che non soltanto gli amici di Lorenzo, ma un po’ tutti i normalisti delle facoltà scientifiche, giudicano eccessiva e sproporzionata rispetto alle eventuali colpe del giovane ex inquilino del Collegio D’Ancona. E sul blog degli studenti è spuntata ieri anche la proposta di indire una petizione per far sì che Lorenzo possa completare gli studi nel prestigioso Ateneo per cervelloni. Il motivo ufficiale del decreto d’espulsione consisterebbe proprio nella presunta pericolosità del razzo, che, come lo ricordiamo, aveva come propellente una miscela di zinco e zolfo. Un composto stabile, che si innesca solo ad altissima temperatura e si elimnina facilmente con acido cloridrico: quindi, dicono alcuni studenti di chimica, schieratisi in difesa di Lorenzo, il «missile» non costituiva affatto un pericolo. Secondo i ragazzi, far arrivare al direttore una petizione sottoscritta dalla ‘‘perizia’’ di un normalista chimico, potrebbe ‘‘salvare il soldato L.’’, come l’hanno ribattezzato sul web. Ma intanto sempre attingendo dal blog, scopriamo anche che circola un’altra versione sulla ‘‘dinamica dei fatti’’. Una versione che scagionerebbe in pieno Lorenzo, trasformandolo da colpevole a vittima. Vittima di un complotto e vittima addirittura di un furto, perché — secondo qualcuno che sembra saperla lunga — «il missile nel bagno del D’Ancona non ce l’ha messo chi l’ha costruito».

A COLLOCARLO nell’ala dismessa del collegio sarebbero state altre due persone, che, una settimana prima del ritrovamento, l’avrebbero prelevato alla dalla camera del proprietario a sua insaputa. Lorenzo, quindi, avrebbe subìto un furto e, pur essendo lui il costruttore del missile, almeno stando a questa versione, non sarebbe il responsabile del procurato allarme. Un’altra verità che, se confermata, smantellerebbe le accuse nei suoi confronti — almeno quelle più gravi — e non soltanto lo riabiliterebbe davanti alla Scuola, ma lo scagionerebbe anche davanti alla magistratura. Se davvero non è stato lui a nasconderlo nel bagno, non è imputabile nemmeno dell’allarme-bomba di martedì. Sarebbe soltanto la vittima di un complotto. Ma forse, per stemperare un po’ quest’atmosfera da ‘‘spy story’’ universitaria (e la sparizione di Lorenzo, novello Ettore Majorana, non fa che alimentarla, ndr), sarebbe bene ricordare che qualunque cosa fosse quel razzo di due metri, non era una testata nucleare puntata contro la Torre di Pisa e non conteneva uranio impoverito.