{{IMG_SX}}Perugia, 8 maggio 2009 - L’ora del giudizio è scattata. Cinquanta tra persone fisiche e società coinvolte in 'Appaltopoli' viaggiano spedite verso la richiesta di un processo. E un’udienza preliminare che si preannuncia bollente. Le indiscrezioni parlano di un deposito imminente all’ufficio del giudice per l’udienza preliminare e i numeri dicono che in pochi riusciranno a ‘salvarsi’ dalle conclusioni del pubblico ministero Manuela Comodi e della polizia che ha condotto le indagini. Trentacinque erano gli arrestati (tra domiciliari e carcere) nell’estate calda degli appalti e delle mazzette. I loro nomi sarebbero i primi della richiesta che si appresta a depositare la procura.

 

Ma c'è anche qualcuno che, nonostante abbia ricevuto la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, uscirà con una richiesta di archiviazione. Il palazzo è blindato ma un dato sembra certo. Per l’imprenditore Carlo Colaiacovo dovrebbe esserci una richiesta in tal senso e anche per altre 7 o 8 persone inizialmente finite nel registro degli indagati. Evidentemente gli interrogatori sono serviti a sgombrare il campo da equivoci.
 

 

Il patron del cemento era finito nel mirino per via di una telefonata ambigua con il direttore Anas, Amleto Pasquini - presente anche Carlo Carini, a capo di Tecnostrade - nella quale si parlava di un finanziamento di 400 mila euro per la ‘bretella’ Valfabbrica-Casacastalda da parte della Fondazione Cassa di Risparmio. Ma poi durante un faccia a faccia con il magistrato, durato cinque ore, aveva tentato di chiarire la sua posizione. Ed evidentemente c’era riuscito.

 

Di sicuro davanti al giudice ci saranno i funzionari della Provincia che avrebbero preso mazzette per orientare le gare. Il direttore di Seas, Massimo Lupini, sarebbe stato il collante tra un gruppo imprenditoriale, tra cui figurano i vertici di cinque società (ma anche una miriade di piccoli industriali) e i funzionari pubblici inquisiti. In particolare, secondo la versione accusatoria, gli indagati, tramite Lupini, avrebbero indicato di volta in volta le imprese da invitare e quella alla quale aggiudicare la gara, contattando preventivamente gli imprenditori prescelti (che ricevevano precise indicazioni sulle offerte da formulare e sulle percentuali di ribasso da indicare) e quelli che non avrebbero dovuto presentare offerte. Per poi raccogliere presso il vincitore il compenso da distribuire ai funzionari compiacenti.

 

I reati contestati dal magistrato vanno dall’associazione per delinquere alla corruzione. Ma nel carnet delle imputazioni ci sono anche ipotesi di abuso di ufficio, turbata libertà degli incanti e falso ideologico. In aula lo scontro sarà incentrato, soprattutto, sulla dichiarata inutilizzabilità di alcuni atti di indagine da parte dei difensori degli indagati che vogliono estromettere dal fascicolo materiale investigativo. Ma la battaglia sull’argomento sarà senza esclusione di colpi.