{{IMG_SX}}Perugia, 29 dicembre 2008 - La partita processuale sul 'secondo livello' del mostro di Firenze - e le possibili ripercussioni sul giallo di Perugia -, non sarebbe ancora chiusa. Nonostante l’assoluzione dell’unico imputato - Francesco Calamandrei - e la richiesta di archiviazione per mandanti ed esecutori dell’omicidio di Francesco Narducci (tra cui proprio Calamandrei). La procura di Firenze infatti sarebbe pronta a fare ricorso dopo il deposito delle motivazioni del gup fiorentino Silvio De Luca e il collega perugino, Giuliano Mignini sarebbe disposto a inviare a Firenze gli atti dei procedimenti in corso.

 

La vicenda dei duplici delitti tocca da vicino l’indagine perugina visto che era stato lo stesso pm Alessandro Crini a sostenere, durante la requisitoria, che proprio Narducci avrebbe fatto parte del secondo livello, quello dei mandanti. "Ciò che emerge è che non è morto di morte naturale e che intorno alla sua scomparsa c’è stata un’operazione cosmica di camuffamento", aveva detto. Secondo Crini che Narducci e la sua morte siano legati ai duplici omicidi lo dimostrerebbe anche il fatto che, secondo l’inchiesta, i parenti del medico avrebbero organizzato "sessioni mistiche per liberare l’anima del congiunto dalle implicazioni con il mostro".

 

Ma il giudice ha spazzato via qualsiasi ‘legame’ tra il medico perugino e il mostro, tenendo in piedi solo la conoscenza con l’ex farmacista. E’ scritto nelle 220 pagine: "Le modalità della morte del Narducci, e cio che ne è conseguito, alla luce di quanto risulta realmente emerso sulla persona e sui suoi contatti a San Casciano e non di mere congetture, portano effettivamente un’ombra di sospetto sul Calamandrei il quale, avendo sempre serbato nel presente procedimento un atteggiamento di assoluto riserbo, solo in tale ambito ha negato decisamente qualsiasi conoscenza con detto personaggio.

 

D’altra parte - dice ancora il gup - sul conto del medico di Perugia, che pur risulta essere stato investigato in tutti i modi e in due diverse indagini, poi riunite, non è emerso quantomeno allo stato un suo coinvolgimento con i fatti per cui è causa, al più risultando coinvolto in qualche rapporto sessuale con prostitute della zona di San Casciano e Firenze ed essendo stato avvistato (sia pur con non pochi dubbi e non da tutte le persone informate sui fatti sentite nella lunga indagine) nella zona".

 

De Luca aggiunge poi che "appare un sillosismo secondo cui, facendosi anche riferimento alle allarmate ma ferme parole della Ghiribelli sulla ‘farmacia’ da trovare ‘a cattivo’ poiché il prevenuto ha dichiarato di non aver mai conosciuto Narducci ed essendo invece quest’ultimo ‘legato’ a San Casciano non poteva costui non avere responsabilità gravissime negli omicidi. Tuttavia non essendo emerso alcun serio riscontro che leghi Narducci al gruppo degli ‘intellettuali’, anche tale ipotesi appare quale sospetto o indizio ma non si spinge oltre detta soglia e non può certo costituire, quindi, conferma dell’assunto accusatorio".

 

L’iniziale impianto accusatorio del pm Giuliano Mignini prevedeva che Calamandrei avesse ordinato l’eliminazione di Narducci proprio perché coinvolto nei delitti del mostro. Accusa per la quale lo stesso magistrato ha chiesto l’archiviazione al gip sostenendo che non sono sufficienti gli elementi per il giudizio. Ma davanti al giudice l’avvocato Gabriele Zanobini che ha vinto la battaglia più ardua a Firenze aveva chiesto che il suo assistito fosse prosciolto nel merito: 'caduta l’accusa principale - aveva sostenuto il penalista - non può rimanere neanche il sospetto che Calamandrei potesse essere coinvolto nella fine di Narducci".

 

Ora tocca al gip Marina De Robertis decidere sul delitto. E poi un altro giudice, Paolo Micheli, dirà se ci fu 'messinscena' per nascondere la verità attorno alla morte del medico. Due ‘sentenze’ attese per chiudere il capitolo Narducci.