Sorpresa, la legge sul libro non ferma Amazon (anzi)

Nei primi tre mesi del 2021 le vendite di libri sono aumentate del 26,6 per cento. Decisivo il traino delle librerie online: più 45 per cento

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 21 aprile 2021 - C’è un’ottima notizia per il mercato editoriale: nei primi tre mesi del 2021 le vendite di libri sono aumentate del 26,6 per cento. Decisivo il traino delle librerie online, con un più 45 per cento. I dati testimoniano un mutamento nei canali di vendita e nella struttura del mercato. Le librerie e la grande distribuzione passano dal 73 per cento del 2019 al 57 di fine 2020, al 55 per cento a marzo di quest’anno. Le librerie online, che rappresentavano il 27 per cento nel 2019 e il 43 per cento nel 2020, raggiungono appunto oggi il 45 per cento nel primo trimestre del 2021. Le librerie indipendenti passano dal 22 per cento di fine 2019 al 18 per cento di fine 2020 e al 16 per cento di fine marzo.

La pandemia e le zone colorate senz’altro non hanno aiutato le librerie fisiche. Così come non ha aiutato, ma era facile da prevedere, la legge sugli sconti che ha limitato le riduzioni possibili al 5 per cento. Adesso abbiamo anche una certezza: il presidente dell’Aie, Associazione Italiana Editori, Ricardo Franco Levi, ha spiegato stamani al Sole 24 Ore che siamo di fronte a una “eterogenesi dei fini”. “Il taglio dello sconto era stato pensato per togliere un vantaggio ai grandi operatori del commercio online”, come Amazon, “che contando su spalle robuste applicavano su tutti gli acquisti lo sconto del 15 per cento. I dati indicano che così non è stato. I grandi operatori dell’online hanno venduto ancora di più di prima beneficiando interamente della riduzione dello sconto, cosa che non è stato possibile agli altri punti di vendita che già applicavano alla propria clientela sconti molto più bassi”.

Chi se lo sarebbe mai aspettato, nevvero? Eppure il rischio di una legge assolutamente inutile, nel migliore dei casi, buona soltanto a danneggiare i consumatori, cioè i lettori, era stato paventato. Dall’Istituto Bruno Leoni, per esempio, che in un focus del 2020 spiegava perché quella sul divieto di sconto fosse una brutta legge, a partire dall’intenzione, dichiarata, di far la guerra ad Amazon, e non solo, e di produrre un abbassamento del costo dei libri: “Nelle intenzioni della legge, il limite di sconto opererà come ostacolo a politiche di pricing ritenute aggressive e praticate da grandi player, in primis Amazon e le grandi catene fisiche (quali Mondadori e Feltrinelli), che possono oggi permettersi sconti ben superiori rispetto ai piccoli operatori con i quali attirare la clientela”, scriveva Serena Sileoni, vicedirettore generale di IBL e oggi consigliere di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Senza dimenticare che comunque, da nove anni, nessuno poteva già fare sconti superiori al 15 per cento, in virtù di una precedente legge, “è paradossale pensare che vietare gli sconti faccia diminuire il prezzo. Come ha avuto modo di sottolineare da tempo l’Autorità garante per la concorrenza, ‘le normative che impediscono ai rivenditori al dettaglio di utilizzare la leva del prezzo quale strumento per differenziare la propria presenza sul mercato hanno come effetto immediato l’aumento del prezzo d’acquisto dei libri e una riduzione netta dei lettori’, costituendo così ‘un freno all’incremento della diffusione di libri presso il pubblico di lettori occasioni e più sensibili al prezzo’ (AGCM, AS211). Difatti, lo sconto finale sul prezzo di copertina non incide sulla determinazione del prezzo, che è e continua ad essere liberamente fissato dall’editore. Esso incide solo sull’ultimo tratto della filiera editoriale, aumentando o riducendo il margine di guadagno del libraio”. Per eterogenesi dei fini, per dirla con il presidente dell’Aie, Amazon ha continuato a fare affari, noi abbiamo continuato a comprare su Amazon e le librerie non ci hanno guadagnato. Anzi.