Disneyland Firenze, indignazione ipocrita

Giovanni Papini descrisse nel 1913 così la città: “Firenze ha la vergogna d’essere una di quelle città che non vivono col lavoro indipendente dei loro cittadini vivi ma collo sfruttamento pitocco del genio dei padri e della curiosità dei forestieri”

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 16 gennaio 2022 - C’è sempre qualcuno che si sveglia, il giorno dopo; dopo i fochi, appunto. Tutta un’indignazione, tutto un tono risentito per la scritta “American Express” proiettata su Ponte Vecchio. Tutto un annunciare che i “loghi degli sponsor” non dovranno più essere “proiettati sui monumenti” (Dario Nardella). Tutto un dire, da altre parti, che Firenze è in mano a brand che usano la nostra città come una vetrina, per non dire come una latrina. Fatico a comprendere il tono scandalizzato di chi sta nelle istituzioni, specie dopo che qualche sotto-dirigente ha dato l’autorizzazione. Così come fatico a comprendere i borbottii di chi si lamenta, sempre dalle solite altre parti, perché c’è qualcuno che paga le bollette della luce.

Questa città non è molto diversa da quella che Giovanni Papini descrisse nel 1913: “Firenze ha la vergogna d’essere una di quelle città che non vivono col lavoro indipendente dei loro cittadini vivi ma collo sfruttamento pitocco del genio dei padri e della curiosità dei forestieri”. I forestieri non sono solo i turisti, ma anche le American Express di tutto il globo che sono felici di dare i loro quattrini per Firenze in cambio di qualcosa. In questo caso, di pubblicità. Anche da questo punto di vista non è cambiato molto rispetto al 1913. Ormai, diceva Papini, “non sappiamo fare altro. Metà dei fiorentini campa direttamente alle spalle degli stranieri e l’altra metà vive alle spalle di quelli che campano alle spalle dei forestieri. Se domani cambiassero i gusti e le simpatie di questi idioti francesi, inglesi, americani, tedeschi, russi e scandinavi che vengono a vedere Michelangelo, Giotto e Botticelli, la nostra città sarebbe rovinata. A Firenze, appena si sente un po’ più la miseria, si dice: ‘Quest’anno non c’è forestieri’”.

Nel biennio del Covid questa affermazione è tragicamente ancora più vera. Sicché, non si capisce davvero lo scandalo. Le luci sono roba da cafoni? Può darsi. La scritta American Express è davvero tanto peggio di quel che si vede quotidianamente, al netto del pippobaudismo sulla meglio città che tutto il mondo ci invidia? Firenze è già un parco giochi, per fiorentini e anglobeceri, dove si spacciano pizze di cartone e gelati gonfiati ad aria; dove pare che tutti i paninari cresciuti con le recensioni pompate su Tripadvisor siano lampredottai della primissima ora, mentre invece abbondano self-service che trasudano plastica a un solo sguardo.

Insomma, Firenze è già la Disneyland di un sol giorno, città nella quale gli orrendi dehors dei caffè di piazza della Repubblica sono diventati una specie di secondo locale, stile acquario. Ma va bene così, scandalizzarsi non serve a niente, se non a fare tweet caricati ad hashtag indignati. In fondo lo disse anche Andy Warhol: "La cosa più bella di Firenze è McDonald’s".