Più parità dei generi. Basta dibattito sterile

Il disegno di legge Zan arriva in parlamento

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 11 luglio 2021 - Il diritto penale è una risorsa scarsa. Come tutte le risorse limitate andrebbe saputo dosare, utilizzandolo in maniera equilibrata. Invece da settimane il dibattito che ruota attorno al ddl Zan - con l’ausilio anche di qualche svagato influencer al servizio di se stesso - punta a estendere i reati, come intende fare la legge proposta dal Pd, che è appunto un’estensione della legge Mancino, e a "inasprire le pene", come dice Matteo Salvini, "per chi è protagonista di episodi di odio o violenza".  

Non c’è punto di incontro fra queste due fazioni, che pure hanno in comune il ricorso al diritto penale come panacea di tutti i mali. Invece, come ha già spiegato bene nei mesi scorsi l’associazione Extrema Ratio, "proprio perché consapevoli del lungo cammino che deve essere percorso nel nostro Paese per contrastare l’odioso fenomeno della discriminazione nei confronti delle persone appartenenti alla comunità Lgbtq+ e, più in generale, per superare una cultura ancora purtroppo intrisa di pregiudizi e di avversione nei confronti della libertà sessuale, non crediamo che sia il diritto penale lo strumento adeguato a cui affidare il complesso e articolato compito di sensibilizzazione utile per ottenere una solida e condivisa svolta sul tema. Altre le risorse ed altri i luoghi in cui battagliare. Non le sanzioni e le manette, ma la cultura e l’istruzione".  

A leggere le posizioni in campo, il ricorso alle sanzioni e alle manette è l’unica risposta che sanno dare sia la sinistra sia la destra, entrambe facce della stessa medaglia. Il risultato è che martedì prossimo il testo della legge arriverà in Senato, dove inizierà la discussione e dove c’è la possibilità che non riesca a passare. In quel caso, l’argomento verrebbe chiuso per i prossimi anni. La responsabilità sarebbe di chi non ha studiato bene gli equilibri politici delle forze parlamentari (vedi Enrico Letta), cercando soltanto motivi per piantare una ulteriore bandierina ideologica. Il segretario del Pd è tuttavia in buona compagnia. Ci sono anche gli influencer, che hanno riscoperto una sorta di impegno politico. Non del tutto nuovo, a dire il vero.  

Chiara Ferragni dice che "i politici fanno schifo", mentre suo marito prima attacca Matteo Renzi perché, in quanto senatore, è "pagato dagli italiani" e poi attacca il voto segreto. Ferragni e il marito di Ferragni sono a un passo dall’organizzare un V-Day, dal dire che "i politici sono i nostri dipendenti", dal chiedere l’introduzione del limite dei due mandati per i parlamentari. Aspettiamo anche la richiesta del vincolo di mandato. Per chi sgarra, nuovi reati in arrivo e pene severe: l’ascolto di un disco del marito di Chiara Ferragni per un mese di fila, venti ore su ventiquattro al giorno.  

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