Magistrato in servizio e consigliere comunale, in Italia si può

Il caso Catello Maresca: appena eletto consigliere a Napoli, è stato ricollocato come giudice presso la Corte d'Appello a Campobasso

Catello Maresca

Catello Maresca

Firenze, 10 dicembre 2021 - Il caso di Catello Maresca non sta riscuotendo l’attenzione che merita. Può un consigliere comunale appena eletto, che è stato candidato sindaco di una coalizione alle ultime elezioni amministrative e che quindi in teoria dovrebbe essere capo dell’opposizione trovare un nuovo collocamento come magistrato della Corte d’Appello? In Italia sì che può. Maresca, noto pm anticamorra, neo eletto consigliere comunale a Napoli, è stato appena ricollocato - dopo un periodo di aspettativa dovuto alla candidatura - ed è diventato giudice presso la Corte d’Appello di Campobasso. Lo ha deciso il Csm con undici voti a favore e dieci astenuti. Non c’è niente di irregolare nella procedura, la legge lo consente. Da anni si invoca tuttavia una riforma che non c’è, perché la giustizia è un tema che interessa solo a parole. I parlamentari che si occupano di giustizia, oltre allo stesso Csm che ha proposto delle modifiche, vorrebbero riformare la norma, introducendo incompatibilità stringenti. Perché la domanda è sempre quella: come fai a far politica e a giudicare qualcuno? A poco serve far esercitare il magistrato in un’altra città rispetto a quella d’elezione - rispettivamente Campobasso e Napoli in questo caso - perché le idee politiche non si fermano ai confini regionali.

L’altra sera, davanti alla platea di Atreju, festa dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, Marta Cartabia è stata molto applaudita quando ha detto che il caso Maresca è irripetibile (e dire che il magistrato a Napoli era proprio il candidato di centrodestra). La ministra della Giustizia ha fatto delle proposte ai partiti della maggioranza per evitare vicende come questa: “Che un giudice svolga contemporaneamente funzioni giurisdizionali e politiche non deve accadere perché c’è una stella polare, l’indipendenza, che deve essere non solo praticata ma percepita. Non è importante se si tratti di cariche elettive di carattere locale. Non ci può essere il contemporaneo esercizio delle funzioni”. Effettivamente, Cartabia ha appena incontrato i partiti per parlare di giustizia, solo che il percorso per ottenere qualche risultato sembra essere molto lungo: “Abbiamo elencato quali sono le nostre priorità”, spiega la responsabile Giustizia del Pd Anna Rossomando dopo l’incontro con la ministra Cartabia. “La legge elettorale non è risolutiva delle criticità che sono sul tavolo, quindi insistiamo su tutti gli altri aspetti che riguardano il funzionamento del Csm. Quindi, stop alle nomine a ‘pacchetto’, sui Consigli giudiziari diritto di voto degli avvocati, parità di genere. Un altro aspetto importante è l’apertura all’esterno per i segretari del Csm, oggi accedono solo magistrati, noi proponiamo che si acceda con concorso aperto ad altri operatori del diritto”. Sulla candidabilità, dice ancora Rossomando, “insistiamo su una proposta già fatta da tempo, quella di non potersi candidare nello stesso distretto dove hai esercitato funzioni e la parificazione delle cariche elettive locali a quelle parlamentari. Il caso Maresca non è il primo e non sarà l'ultimo se non interveniamo. C’è bisogno di una disciplina giusta e costituzionalmente orientata, c’è il tema di come entri e di come esci. Nella scorsa legislatura, tra l’altro, abbiamo approvato una legge alla Camera, poi bloccata al Senato, che conteneva già queste disposizioni”.