Due parti in commedia. Centrodestra al bivio

Si può essere di lotta e di governo, soprattutto in un governo di emergenza ma con una direzione politica chiara

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 10 ottobre 2021 - L'Italia uscita dalle elezioni amministrative mostra una certa stanchezza. Basta vedere il dato dell’affluenza, in molte città sotto il cinquanta per cento, con record negativi come Milano. Chi scambia la disaffezione per desiderio di moderazione potrebbe avere brutte sorprese alle prossime elezioni politiche. Due anni di emergenza sanitaria metterebbero a dura la prova la resistenza di chiunque, in più il dibattito pubblico politico-partitico non è brillante. A sinistra non si parla di lavoro ma del futuro dell’alleanza fra Pd e M5s. A destra, dopo la cenciata dei giorni scorsi, c’è un dibattito sulla nostalgia, dimenticandosi che si può essere conservatori senza essere fascisti o beceri. In mezzo, per ora, svetta Mario Draghi, il Supplente di Lusso del Consiglio. Ha commissariato i partiti, quelli della maggioranza ma anche quelli dell’opposizione, imponendo la sua agenda. La gestione dei rapporti interni al governo non è semplice.

Matteo Salvini in settimana sembrava tornato quello del Papeete di due anni fa - gli manca solo il costume, ma inizia a fare freschino - ed è andato allo scontro con il capo del governo su così tante questioni (il catasto, il green pass, le discoteche) da risultare poco credibile. Risultato: ha ottenuto un certo numero di sedute mensili sul lettino di Draghi, ma non saranno quelle ad aiutarlo. Le difficoltà politiche di Salvini precedono le elezioni amministrative e riguardano tutto il centrodestra. Non si possono avere due parti in commedia; si può essere di lotta e di governo, soprattutto in un governo di emergenza, largo per ragioni di necessità, ma con una direzione politica chiara. Non si può essere draghiani e salviniani allo stesso tempo, altrimenti il centrodestra - o quantomeno la parte che sta nell’esecutivo Draghi - rischia di fare come il M5s ai tempi del governo con la Lega e diventare un indefinito politico.

Le difficoltà del centrodestra stanno facendo sorridere il Pd più del dovuto. Enrico Letta dice che il vento è cambiato, ma in un Paese in cui alle amministrative va a votare la metà degli italiani c’è un limite consentito anche alla normale propaganda post-elettorale. Per mesi, il segretario dei Democratici ha parlato sopratutto di ddl Zan, ius soli e voti ai sedicenni. Non sono questi i motivi che hanno spinto i cittadini a premiare i candidati sindaci nelle città - vediamo ora come andranno i ballottaggi a Torino e Roma - e non potrà essere questa la piattaforma delle prossime elezioni politiche. Lo ha detto eloquentemente Stefano Fassina, ex responsabile economico del Pd e deputato di Leu: la sinistra non può occuparsi solo di diritti civili e individuali. Anche Romano Prodi lo ha detto in diverse occasioni: il Pd deve occuparsi di temi sociali, come il lavoro.

Ps: ho letto un’intervista del Resto del Carlino a Mattia Santori, la Sardina in Chief, che a Bologna ha preso 2.586 preferenze per il Consiglio comunale. Domanda: lei spera di entrare in giunta? "Chiunque ci spera, credo sia fisiologico. Ho 34 anni, negli ultimi 10 ho lavorato sul territorio, ho riqualificato cinque campi da basket, ho organizzato mobilitazioni da 100mila persone, concerti da 40mila. Non sono così pivello come dicono, ed è anche giusto riconoscere un ruolo all’interno della squadra". Come si vede, i mostri non li crea solo il M5S.