La bugia più grossa di Stephen Glass

Il commovente racconto dell'ex giornalista del New Republic, la cui storia è stata raccontata nel film "L'inventore di favole"

Stephen Glass

Stephen Glass

Firenze, 7 dicembre 2021 - Non so in quanti conoscano la storia di Stephen Glass. Forse qualcuno avrà visto il film che la racconta, “Shattered Glass”, che in italiano è diventato “L’inventore di favole” (c’è Hayden Christensen a fare la parte del protagonista).

Glass è un ex giornalista del New Republic, diventato famoso, o meglio famigerato, per aver inventato di sana pianta una serie di articoli. Fu smascherato nel 1998 dopo aver pubblicato un articolo su un giovanissimo hacker che era stato assunto dalla Jukt Micronics - scrisse Glass - dopo essersi intrufolato nella sua rete informatica. Un giornalista di Forbes, insospettito dalla storia, scoprì che non era vero e che la Jukt Micronics neanche esisteva. Il resto è storia del giornalismo.

Glass fu scoperto, fecero le pulci a tutti i suoi articoli e scoprirono che era un mentitore seriale. Dopo la fine della sua carriera giornalistica Glass, che ha recentemente restituito 200 mila dollari ai magazine per i quali ha lavorato, si è laureato in legge e ha cercato insistentemente di diventare avvocato. Ha passato l’esame per esercitare a New York e in California, ma la commissione gli ha negato la certificazione per diventare avvocato, menzionando preoccupazioni etiche per la sua precedente condotta giornalistica. Non ha insomma riconosciuto il lungo percorso fatto da Glass per redimersi. L’ex giornalista oggi è direttore dei progetti speciali della Carpenter & Zuckerman, una società legale specializzata nel seguire i casi di lesioni personali, dove ha iniziato a lavorare come assistente legale nel 2004. “Not an attorney”, c’è scritto a chiare lettere nel sito della law firm americana. In realtà c’è scritto ovunque compaia il suo nome, anche sul suo biglietto da visita.

Qualche giorno fa, Bill Adair, creatore del sito premio Pulitzer PolitiFact, e professore di giornalismo alla Duke University, ha scritto un commovente e lungo articolo su Glass per la newsletter “Airmail.news”. Dopo lo scandalo, Glass - avviando un percorso psicoterapeutico lungo e complesso - aveva deciso di non mentire più. Solo che non c’è riuscito. Ma le motivazioni non sono quelle che vi state immaginando. Glass non ha ricominciato a mentire sul lavoro, dicendo balle ai clienti della società per cui lavora o ai suoi colleghi. A un certo punto, l’ex giornalista del New Republic ha conosciuto una donna, Julie Hilden, diventata poi sua moglie. Una personalità brillante, con un curriculum notevole. Avvocato, con studi a Harvard, Yale e Cornell University, e scrittrice. Il primo libro, “The Bad Daughter”, è un racconto autobiografico e parla di sua madre, morta di Alzheimer, dalla quale si è allontanata durante la malattia. Julie Hilden ha incontrato lo stesso destino. Si è ammalata di Alzheimer ed è morta a 49 anni.

E la bugia di Glass? La moglie, quando scoprì di essere malata, gli chiese di far finta di nulla. Di vivere come se la malattia non esistesse, come se lei non fosse gravemente malata. Proprio lui, che aveva promesso a sé stesso di non mentire più. Come chiedere a un ex alcolizzato di tornare a bere. Neanche quando la situazione è drammaticamente peggiorata e il cervello di Hilden è andato in pezzi, Glass ha cambiato idea. È rimasto fermo alle indicazioni della moglie.

La vita però si è fatta molto complicata ed è arrivato un momento in cui Hilden neanche riusciva ad articolare un discorso sensato. “Quando ha iniziato ad avere problemi con i lacci delle scarpe, lui le ha comprato delle scarpe con lo strappo in Velcro”, scrive Adair nel pezzo. “Quando non è più stata capace di leggere, lui ha assunto uno studente della scuola superiore per leggere per lei”. Gli amici più stretti - ignari di tutta la storia - hanno persino pensato che Glass non si stesse prendendo cura di lei. Quando poi lo hanno affrontato chiedendogli che cosa stesse succedendo, lui non ha più retto e ha raccontato la sua ultima grande bugia. Non si stava occupando di lei nella maniera adeguata? Tutto il contrario. Anziché metterla in una struttura sanitaria, Glass l’ha tenuta nella loro casa, a Venice, riadattata per assistere una persona malata di Alzheimer, assumendo quindi personale per stare con lei mentre lui era al lavoro.

Ai commossi studenti di Adair, Glass ha spiegato di aver vissuto in un estenuante tentativo di migliorare la propria vita e le relazioni con gli altri. Hilden l’ha aiutato a rimettere insieme i cocci: “Era una persona eccezionalmente indulgente e profonda, mi ha insegnato un sacco di cose su che cosa voglia dire amare qualcuno ed essere amati. Mi ha salvato”.