L'inevitabile Mario Draghi

L’ex presidente della Bce ha commissariato i partiti, inizialmente rendendoli irrilevanti, poi prestandosi al gioco della politica, vuoi per convenienza (andrà al Quirinale e quindi ha bisogno dei voti dei leader e dei peones?) vuoi per altrettanta ineluttabilità, in un Parlamento che è costituzionalmente titolato a votare il governo

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 30 dicembre 2021 - Fare a meno di Mario Draghi sembra impossibile. L’ex presidente della Bce ha commissariato i partiti, inizialmente rendendoli irrilevanti, poi prestandosi al gioco della politica, vuoi per convenienza (andrà al Quirinale e quindi ha bisogno dei voti dei leader e dei peones?) vuoi per altrettanta ineluttabilità, in un Parlamento che è costituzionalmente titolato a votare il governo.

Fatto sta che a Draghi non si può rinunciare, è il mantra degli ultimi mesi. There is no alternative. Non ci sono alternative. La comunità politica ha scelto in questi anni troppi supplenti da aver sviluppato un rapporto di codipendenza con la società civile. Al punto tale che non c’è più libertà nell’essere sé stessi, ovvero forze politiche all’altezza delle sfide gigantesche poste non solo dall’emergenza economica ma anche dalle conseguenze socio-economiche. C’è dunque bisogno dei tecnocrati per guidare un Paese nell’incerta valle del 2022. A Palazzo Chigi o al Quirinale. Il rischio - ormai più di un rischio - è la totale deresponsabilizzazione dei politici di mestiere, che affidano a Draghi anche parte dei propri fallimenti.

Al che, dunque, siamo messi così. Da una parte insomma c’è chi vorrebbe Draghi al Quirinale per non farlo logorare al governo per un altro anno, quando i partiti i campagna elettorale inevitabilmente aumenteranno il tasso di identitarismo politico, finora tenuto a bada da Draghi. Dall’altra, invece, c’è il partito di chi teme che con Draghi al Quirinale ci sia un reset della politica e quindi si torni al voto anzitempo. Anche perché al posto suo chi ci andrebbe? Daniele Franco, ministro dell’Economia, da qualcuno ribattezzato Alexa come la Alexa di Amazon perché Draghi gli pone un quesito-ordine e lui semplicemente esegue? In politica bisogna stare attenti con gli automatismi e gli album di figurine da completare. Scambiare Draghi con Franco potrebbe non essere così semplice. Chi garantisce, per dire, che il clima di sospensione fin qui durato grazie all’attuale presidente del Consiglio possa essere reiterato anche con un qualunque successore? Perché dovrebbe godere della stessa stima e fiducia? Il punto è proprio quello con cui sono partito all’inizio. Draghi è diventato inevitabile, ma mica per caso. La desertificazione della classe dirigente non è avvenuta nell’ultimo anno, è bensì il frutto di un accurato lavoro di autodistruzione proseguito nel tempo. Per questo alla fine sembra che non ci siano alternative.