I flussi nelle città al voto, l'analisi dell'Istituto Cattaneo

Come sono cambiati i flussi nelle città rispetto al voto del 2017? A rivelarlo è un’approfondita analisi del Cattaneo di Bologna, che ha cercato di verificare e come e se il “nuovo bipolarismo” ha preso forma in ambito locale

Elezioni amministrative

Elezioni amministrative

Firenze,  15 giugno 2022 - Come sono cambiati i flussi nelle città rispetto al voto del 2017? A rivelarlo è un’approfondita analisi dell’Istituto Cattaneo, che ha cercato di verificare e come e se il “nuovo bipolarismo” ha preso forma in ambito locale.

A Monza, dove il centrodestra, al termine del primo turno, è in testa con il sindaco uscente Dario Allevi, il Movimento 5 stelle nel 2022 non ha presentato un proprio simbolo: “Il suo bacino elettorale del 2017 aveva dimensioni contenute (meno del 4 per cento del corpo elettorale) e oggi sembra aver privilegiato l’astensione. Per il resto, anche se la stima è da prendere con le pinze per via delle dimensioni ridotte, il candidato di centrodestra sembra essere stato più attraente per gli ex 5 Stelle del candidato di centrosinistra. Gran parte dei bacini elettorali dei candidati dei due poli principali confermano le loro scelte di cinque anni fa, con qualche perdita (più forte nel centrodestra) verso il non-voto e qual- che passaggio di campo (più forte dal centrosinistra al centrodestra)”.

A Genova, la vittoria al primo turno del sindaco uscente Marco Bucci (centrodestra) deriva dal fatto che “mentre gli elettori che lo avevano scelto al primo turno del 2017 hanno (nella quasi totalità, oltre il 90%) confermato questo voto, gli elettori che nel 2017 avevano scelto il candidato di centrosinistra si sono dimostrati molto meno ‘fedeli’ alla coalizione (si osservano perdite verso il non-voto e verso lo stesso Bucci)”. È poi da notare che i non pochi elettori che nel 2017 avevano scelto il candidato del M5s (Luca Pirondini) “si sono dimostrati tutt’altro che allineati rispetto alla scelta del partito di Conte di allearsi con il centrosinistra. Il flusso che da Pirondini si dirige verso il candidato di centrosinistra è molto meno consistente di quello di cui beneficia Bucci e ancor meno di quello che si disperde nel non-voto”.

A Padova “nel 2017 al secondo turno vinse il rappresentante del centrosinistra Sergio Giordani ma al primo turno (che è la votazione considerata come punto di partenza di questa analisi) era il candidato di centrodestra Massimo Bitonci ad essere in testa nelle preferenze degli elettori. Il M5s ha affiancato nel 2022 il proprio simbolo alla coalizione di centrosinistra: portava in dote un bacino elettorale di dimensioni ridotte (il 3,1% del corpo elettorale)”. In prevalenza, circa la metà, “ha aderito alla nuova collocazione del simbolo, votando per il candidato di centrosinistra, con perdite di un certo rilievo verso l’astensione e verso il candidato di centrodestra.

La vittoria di Giordani (centrosinistra) al primo turno, più che per l’apporto degli elettori 5 Stelle, sembra essere dovuta ad altri movimenti di voto: la conquista di un buon numero di elettori dal bacino elettorale di Bitonci e la capacità di attrarre la quasi totalità dell’elettorato del candidato ‘outsider’ del 2017 (Arturo Lorenzoni)”. A Parma l’offerta elettorale, sia nel 2017 sia nel 2022, presenta diverse peculiarità: “Nel 2017, il primo sindaco espresso nel 2012 dal M5s, Pizzarotti, si ripresentava a capo di una coalizione civica. Nel 2022 la coalizione “pizzarottiana” è diventata, sotto la guida di Guerra, una coalizione di centro- sinistra. Il M5s, dopo aver espulso Pizzarotti, aveva avuto un ruolo marginale nel 2017 ed oggi a Parma è completamente scomparso.

L’odierno panorama politico della città si caratterizza poi per la presenza di un candidato ‘outsider’ (Dario Costi) che ha saputo conquistare una buona percentuale di voti e per la scelta di Fratelli d’Italia di presentare una candidatura a sindaco distinta rispetto alla coalizione di centrodestra. Quali flussi rivelano le nostre stime? Anzitutto, è da notare che il bacino elettorale di Pizzarotti non sembra essersi riversato interamente su Michele Guerra: perdite vi sono state verso l’astensione, verso Costi e (sorprendentemente) verso il candidato di FdI.

Il bacino di centrosinistra, da parte sua, mostra flussi in uscita che vanno a beneficiare sia l’outsider Costi, sia il diretto avversario di centrodestra. D’altra parte, anche il bacino elettorale del candidato di centrosinistra ha subito perdite verso FdI e verso l’outsider. Nel complesso, questi flussi mostrano dunque una situazione di notevole fluidità elettorale.

Il bacino elettorale del M5s è di dimensioni talmente ridotte che può essere tralasciato”. A Catanzaro il centrodestra, “che esprimeva il sindaco uscente Abramo, dopo il voto del primo turno è in testa.

Il centrosinistra presenta come proprio candidato Nicola Fiorita, che nel 2017 era a capo di una coalizione civica, e può contare sull’appoggio del simbolo del M5s. Guardando i flussi, però, notiamo che il bacino elettorale conquistato dal candidato cinquestelle del 2017 non sembra aver seguito lo spostamento del simbolo: le quote che si riversano sul candidato di centrodestra e sul nuovo ‘outsider’ (Antonello Talerico) hanno consistenze simili a quella che si dirige su Fiorita. Per il resto, si osservano spostamenti per molti versi sorprendenti, che probabilmente si possono spiegare con le logiche personalistiche che nelle città del Sud spesso prevalgono sulle logiche di schieramento. Il candidato di centrosinistra Fiorita, infatti, sembra beneficiare più dei flussi provenienti dal suo personale bacino elettorale del 2017 che non da quelli provenienti dal bacino elettorale della coalizione di centrosinistra del 2017: questo subisce perdite consistenti verso l’astensione e, soprattutto, verso il centrodestra. Anche Fiorita strappa voti a quello che nel 2017 era stato l’elettorato del candidato di centrodestra, ma si tratta di un movimento di dimensioni più ridotte.

Catanzaro è uno dei comuni dove Fratelli d’Italia si sono presentati separati dalla coalizione di centrodestra. Il risultato non è stato tanto soddisfacente: le stime dei flussi mostrano che la candidata di FdI ha saputo conquistare voti soprattutto dal bacino elettorale di Fiorita e da quello del candidato di centrodestra Abramo (la tabella indica che sia da Abramo, sia da Granato sono usciti flussi del 6% verso FdI: si tratta però di flussi di ben diversa consistenza, poiché, come si vede nell’ultima colonna, nel primo caso si tratta del 6% su un ampio elettorato, nel secondo del 6% su un elettorato molto meno consistente)”. A Palermo nel 2017 si era affermato al primo turno il candidato di centrosinistra (Leoluca Orlando) “mentre nel 2022 la situazione si è ribaltata, con la vittoria al primo turno del candidato di centrodestra (Roberto Lagalla). Il Movimento 5 stelle, che nel 2017 aveva conquistato un consistente numero di voti, nel 2022 ha deciso di appoggiare il centrosinistra. Per comprendere i movimenti di voto del capoluogo siciliano occorre anche considerare che Ferrandelli nel 2017 era stato il candidato del centrodestra e nel 2022 si è presentato a capo di una coalizione che aveva in Azione il proprio principale referente partitico. Le stime dei flussi mostrano che il bacino elettorale che nel 2017 premiò il candidato di centrodestra oggi si è diviso in due, tra la conferma del voto al candidato dello stesso schieramento e l’astensione. Malgrado questa consistente perdita verso il non-voto, la coalizione di centrodestra è riuscita a vincere grazie alla conquista di una consistente quota di voti dal bacino elettorale di Orlando (da questo elettorato i flussi verso Lagalla e verso Franco Miceli sono sostanzialmente identici). Dal bacino elettorale del candidato del M5s il flusso in uscita più consistente è, di gran lunga, quello verso l’astensione. Inoltre, tra gli elettori che nel 2017 premiarono il M5s oggi Fabrizio Ferrandelli è preferito rispetto a Miceli. Ferrandelli beneficia soprattutto di flussi provenienti dal bacino del centrosinistra e da quello del M5s”. Insomma, dice il Cattaneo, “considerando nel complesso le sei città esaminate possiamo dunque notare una limitata fedeltà del bacino elettorale M5S, ma anche una limitata prevedibilità dei relativi spostamenti, almeno per quanto riguarda le elezioni amministrative”. Soprattutto al Sud, le preferenze relative alle caratteristiche soggettive dei candidati spesso prevalgono sulle logiche di schieramento: “Fino al punto che il candidato palermitano della coalizione centrista, che secondo uno schema politico nazionale andrebbe considerato come un ‘anti-grillino’ per antonomasia, attrae una buona quota di ex elettori pentastellati”. Se in passato, e segnatamente nelle elezioni locali dell’ottobre 2021, “si è osservata una tendenza dell’elettorato di centrodestra a disertare il voto in misura molto maggiore rispetto a quello di centrosinistra, nel 2022 questo ‘astensionismo differenziato’ non si è verificato, a indicare probabilmente un maggiore ottimismo rispetto al 2021 sui possibili risultati dei candidati della propria parte”.