Pubblico ludibrio e scuse ritardate

Di Maio ha fatto mea culpa dopo l’assoluzione del primo cittadino lombardo per la campagna scatenata contro di lui e il Pd da parte del M5S. Ma la marcia indietro difficilmente segnerà una svolta

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 30 maggio 2021 - "Din don! Comunicazione di servizio: l’arrestato Pd di oggi è il sindaco di Lodi" (Paola Taverna, 3 maggio 2016). "Lo scandalo di Lodi dovrebbe invitare gli esponenti del Pd al silenzio. Invece Renzi, attraverso i suoi uomini, attacca la magistratura" (Luigi Di Maio, 4 maggio 2016). "Anche oggi il Pd ha il suo arrestato quotidiano: il sindaco di Lodi" (Nicola Morra, 3 maggio 2016). "Ennesimo Pd in manette: arrestato per appalti truccati Uggetti, sindaco di Lodi. Ovviamente renziano!" (Riccardo Fraccaro, 3 maggio 2016).

Mercoledì scorso Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi, è stato assolto dopo l’infamante campagna grillina del 2016, quando venne arrestato e messo sotto processo con l’accusa di turbativa d’asta. Ci sono voluti cinque anni di sofferenze e una carriera politica distrutta. Solo adesso, dopo l’assoluzione, Luigi Di Maio, con una lettera al Foglio, ha chiesto scusa (nel plauso generale di tutti, anche di Matteo Renzi), dicendo che le campagne social, i sit-in di piazza le insinuazioni, sono stati "profondamente sbagliati".

Attenzione però: Di Maio non è convinto che sia sbagliato, in generale, esporre al pubblico ludibrio la vita delle persone (cosa diversa dal farsi legittimamente un’idea propria su casi giudiziari e commentarli), e basta leggere la lettera per capirlo: "L’arresto era senz’altro un fatto grave in sé, che allora portò tutte le forze politiche a dare battaglia contro l’ex sindaco, ma le modalità con cui lo abbiamo fatto, anche alla luce dell’assoluzione di questi giorni, appaiono adesso grottesche e disdicevoli". Alla luce dell’assoluzione di questi giorni, dice Di Maio, per il quale Uggetti "è riuscito dopo anni a dimostrare la sua innocenza".

Insomma, se Uggetti fosse stato condannato, Di Maio non si sarebbe mai scusato. Perché "le modalità" di gogna diventano improvvisamente compatibili in caso di condanna. Per non parlare del fatto che i concetti di presunzione di innocenza e di onere della prova nel processo penale ce li ricordavamo in modo diverso.

Ha dunque ragione Fabiano Amati, esponente di primo piano del Pd pugliese, che alla Nazione ha spiegato perché le scuse che non costano nulla "non valgono nulla": è in ragione di quella e di tante altre campagne mediatiche contro gli avversari che Di Maio & soci sono diventati parlamentari e ministri della Repubblica. Se fosse coerente con le sue rinnovate intenzioni, Di Maio dovrebbe dimettersi. Ma non lo farà.

"L’accoglienza benevola alle parole di Di Maio e il relativo plauso di tutti, c’è anche Renzi, allontana la possibilità di vaccinarsi per più di cinque anni contro il populismo. La storia prevede sempre un’alternanza di violenze e ravvedimenti, per cui ci vuole maggiore rigore nel trattare questi riposizionamenti opportunistici che c’entrano poco con i principi delle democrazie liberali", mi dice ancora Fabiano Amati: "La Lega passò dal cappio al garantismo e quella lezione non servì che per pochi anni, e poi arrivarono i Cinque stelle a fare le stesse cose. E questo per limitarci agli ultimi anni, perché se volessimo andare indietro anche il vento della ghigliottina passò e tutti celebrarono il ritorno della campanella legata al collo dell’agnello, senza accorgersi che qualche mese prima gli stessi avevano acclamato al carretto che trasportava i ghigliottinati". Insomma, dalla storia non s’impara mai nulla, o quasi.