Draghi-Conte, rinviato l'incontro ma i problemi politici (del M5s) rimangono

Tra i parlamentari grillini ci si divide sul sostegno al governo: restare oppure no?

Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte (Ansa)

Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte (Ansa)

Firenze, 4 luglio 2022 - Rinviato a mercoledì l’incontro Draghi-Conte previsto per oggi. Il presidente del Consiglio è a Canazei, per il crollo sulla Marmolada, e non può tornare in tempo a Roma. I problemi politici tuttavia restano intatti e Conte li ha messi nero su bianco; dalle armi in Ucraina al salario minimo allo stop al termovalorizzatore a Roma. Insomma, l’ex capo del governo cerca di strappare qualcosa da rivendere all’elettorato dopo la scissione di Luigi Di Maio, che si è portato via oltre 60 parlamentari, e anche agli stessi deputati e senatori superstiti. Tra i quali è l’ora del dibattito: meglio fuori dal governo o no?

“Dopo i recenti fatti, primo tra tutti il comportamento ambiguo del premier Draghi sulle proprie dichiarazioni in merito a Giuseppe Conte, la frustrazione e l'insofferenza del nostri elettori per un governo che smantella sistematicamente i nostri obiettivi politici, nel mio ruolo di portavoce, non posso che manifestare pubblicamente la mia vicinanza e il mio sostegno a Giuseppe Conte ma nel contempo rappresentare con forza l'istanza d’uscita da questo governo, voluta fortemente dal nostro Popolo”, dice il senatore Alberto Airola: “Le fragole sono marce”, puntualizza. In più, dice che Draghi non si può permettere di trattare alcunché; deve semmai accettare quel che dice il M5s: “Il Reddito di cittadinaza e il Superbonus, non sono concessioni di Draghi ma norme che lui, insieme a tutti gli altri (o quasi), sta distruggendo. Non dovrebbero neanche essere trattabili. Il Presidente del Consiglio aveva preso impegni precisi. Per fare un esempio: materie di trattativa possono essere il salario minimo subito e il voto in aula sulle armi. La questione guerra che paghiamo tutti, non può essere ‘INDISCUTIBILE', pena l'etichetta di ‘filo Putin-Anti atlantisti’ o l’inserimento in farlocche liste di proscrizione...eh no...al limite si è propensi al pacifismo o si lavora alacremente per la via diplomatica. Diversamente anche il Santo Padre è antiatlantista e filo Putin”.

Resta tuttavia da capire quanto sopravvivrebbe il M5s fuori dal governo. Tornare all’opposizione, come consiglia il fasciocomunista Alessandro Di Battista, potrebbe essere ormai troppo tardi.