Divisi sempre su tutto. Anche sul Green pass

Il dibattito avvitato su se stesso

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 18 luglio 2021 - La gestione dell’emergenza sanitaria ha messo a dura prova la credibilità delle istituzioni. Anche perché a un certo punto tutto quello che doveva emergere è emerso e l’emergenza è diventata quotidiana, dunque ordinaria. Non ha aiutato a far chiarezza il pollaio televisivo di virologi, epidemiologi, immunologi che da un anno e mezzo sono usciti dai loro laboratori per apprezzare le luci della ribalta. Qualcuno ha pure ingaggiato l’agente televisivo.

La variante Delta induce naturalmente prudenza, il che non autorizza a produrre ulteriore caos, una costante purtroppo dell’ultimo anno e mezzo di emergenza sanitaria, periodo durante il quale è stato detto, dai politici ma anche dagli esperti, tutto e il contrario di tutto.

Il nuovo caos si rischia adesso sul Green Pass, una certificazione può essere ottenuta da chi è stato vaccinato (per ora arriva già dopo la prima dose), ha avuto un risultato negativo al test molecolare/antigenico o è guarito da Covid-19. Per un malinteso senso della libertà, c’è chi pensa - a destra - che un pass per accedere ai luoghi pubblici sia un attentato anticostituzionale e che vada assolutamente evitato.

Per un altrettanto malinteso principio improntato all’eliminazione totale del rischio, c’è chi se ne frega dei bilanciamenti e delle tutele che devono essere necessariamente accompagnate a una restrizione quando la si impone alla popolazione. O si recupera, sul Green Pass, una qualche ragionevolezza - che è medica ma anche giuridica, oltre che sociale - oppure la misura non servirà a niente. Qual è dunque la finalità del Green Pass? Incentivare le vaccinazioni? Ma se si guarda le percentuali di dosi consumate rispetto alle dosi consegnate, i numeri non sono affatto bassi, per quanto ci siano delle gravi differenze tra regioni ancora da sanare (si va dall’84 per cento della Calabria al 93 per cento della tanto vituperata Lombardia). Ci sarebbero dosi sufficienti in caso di un aumento vertiginoso di persone in attesa di vaccinazione? E tutte quelle persone in attesa di vaccinazione non sarebbero forse discriminate qualora il Green Pass fosse obbligatorio, come si sta pensando di fare imitando la Francia?

Forse a diversi sfugge un punto: i tamponi non sono gratis e anzi hanno un costo elevato, soprattutto quelli che servono velocemente. In un noto istituto del centro di Firenze chiedono 120 euro per un tampone con referto tradotto in inglese e pronto in sei ore. Ora, questo è un caso estremo per via del bilinguismo, ma i tamponi hanno comunque un costo che non tutti possono permettersi, specie se reiterato. Se introduci un obbligo che di fatto esclude una parte della popolazione che non può permettersi un tampone allora il rischio di un provvedimento discriminatorio è concreto. L’effetto benefico dell’incentivo ne risentirebbe.  

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