Se embargo è la parola che manca

Con l’espulsione dei 30 diplomatici russi per motivi di “sicurezza nazionale”, il confronto con l’autocrate Vladimir Putin fa un passo in avanti. Nella direzione giusta. Ma non basta

Una donna per le strade di Bucha

Una donna per le strade di Bucha

Firenze, 5 aprile 2022 - Con l’espulsione dei 30 diplomatici russi per motivi di “sicurezza nazionale”, il confronto con l’autocrate Vladimir Putin fa un passo in avanti. Nella direzione giusta. Ma non basta. Dopo il massacro e le fosse comuni di Bucha, viene da chiedersi se stiamo facendo abbastanza per l’Ucraina.

Se in fondo dare loro armi per difendersi non sia soltanto il minimo sindacale. Un minimo sindacale su cui evidentemente c’è ancora qualcuno che ha qualcosa da ridire; basti vedere la petizione su change.org rilanciata anche da Tomaso Montanari e indirizzata alla presidente della Commissione Europea nonché al presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, ma non - chissà perché - al presidente della Federazione Russa.

“La stragrande maggioranza dei paesi europei, inclusa l’Italia, ed altri membri della Nato hanno aderito all’invio di armi all’Ucraina, affinché essa possa combattere contro le truppe russe.  Noi europei crediamo che il popolo ucraino abbia il pieno diritto di difendersi”.

Tuttavia “temiamo che il sostegno militare all’Ucraina possa provocare l’acuirsi del conflitto e che esso si possa estendere ad altri paesi con il rischio di una terza guerra mondiale nucleare dalle conseguenze inimmaginabili. Per questa ragione noi europei difendiamo la pace e chiediamo l’immediato cessate il fuoco. Chiediamo anche che l’Unione Europea non invii armi all’Ucraina e che si promuova invece come mediatrice di pace fra la Russia e l’Ucraina. Noi europei ci appelliamo alla principale finalità dell’Unione Europea, la promozione della pace”.

Né a Montanari né agli altri viene in mente di specificare che la Russia ha aggredito l’Ucraina e che gli Ucraini si stanno difendendo e stanno resistendo anche grazie alle armi che abbiamo inviato loro. Aiutare qualcuno a difendersi non fa di noi dei guerrafondai o militanti contro la pace. Come se non la volessimo tutti, la pace.

La questione però adesso è un’altra: essere incisivi. Le sanzioni alla Russia non bastano evidentemente, per questo c’è chi chiede di raggiungere presto un’indipendenza energetica; per non comprare più petrolio e gas dalla Russia, che poi usa quei quattrini per comprare le armi con cui attaccare l’Ucraina e chissà cos’altro. Nel frattempo, però, bisogna iniziare a pronunciare con più nettezza la parola “embargo”.