C’è un’altra destra e non è populista

La rubrica 'Pecore Elettriche'

Pecore elettriche

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Firenze, 7 novembre 2021 - Potrebbe sembrare il solito gioco delle parti, quello fra Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini. D’altronde la storia del poliziotto buono e del poliziotto cattiva è vecchia, c’era già ai tempi di Umberto Bossi. È sempre esistita una Lega di lotta e di governo, anche al proprio interno. Solo che stavolta non basteranno le annacquate riunioni del consiglio federale, come quella di giovedì scorso, o le tonitruanti dichiarazioni degli ultrà salviniani (citofonare Massimo Casanova, europarlamentare in quota Lega-Papeete).

Pecore elettriche
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Il duello ha una base sostanziale che non potrà risolversi tuttavia con la defenestrazione di Salvini, come qualcuno a sinistra spera. La Lega è l’ultimo partito leninista in Italia, lì le rottamazioni non funzionano. Anche se, questo è un fatto palmare, le visioni del mondo dei due divergono. Il ministro dello Sviluppo economico è convinto, a ragione, che non si possa governare l’Italia contro l’Europa. Salvini, invece, preferisce accompagnarsi a Jair Bolsonaro. Eppure, ci sono molti modi dignitosi di essere di destra e conservatori, con idee precise sul mercato, la società, le istituzioni.

La destra non è quella macchietta che ha in mente il vicesegretario del Pd Peppe Provenzano quando la descrive come un’accozzaglia di fascisti che non sanno stare a tavola. Sarebbe però importante non dare argomenti a chi è abituato a vedere mostri ovunque. Come ha notato Andrea Cangini, senatore di Forza Italia e giornalista, già direttore del Qn, "è legittimo che i leader politici e di governo incontrino tutti, ma se questi incontri servono a connotare la loro identità, allora abbiamo un problema. È molto difficile pensare che il centrodestra possa identificarsi con Bolsonaro, che viene associato da tutti alla gestione dell’emergenza sanitaria in Brasile, dove ci sono stati 600 mila morti. Un leader come Salvini, ambiguo sul tema dei vaccini e sul green pass, farebbe meglio a rendersi più credibile. L’abbraccio con Bolsonaro conduce a una deriva no vax. Serve all’immagine di Salvini? Serve all’immagine di centrodestra? Temo di no".

Qui non si tratta nemmeno di sfidare il luogocomunismo, ma il buonsenso. C’era davvero bisogno di mettere il cappello sulla commemorazione dei brasiliani caduti durante la seconda guerra mondiale al sacrario di San Rocco? Non si può che dare ragione alla Diocesi di Pistoia, che ha stigmatizzato chi sfrutta "i palcoscenici di incontri di natura istituzionale". Perché accompagnarsi a chi fa disinformazione sui vaccini, come il negazionista Bolsonaro? Da mesi si parla di ricostruire l’assetto del centrodestra su basi non scioccamente populiste. Un desiderio espresso non dai comunisti immaginari che Bolsonaro vede come traveggole, ma dai superstiti liberali del centrodestra in attesa di ricollocazione. Quale messaggio vuole lanciare Salvini all’elettorato deluso e confuso del centrodestra, quello che alle elezioni amministrative appena concluse non si è presentato alle urne?

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