E alla fine Grillo gridò di nuovo "vaffa": stavolta contro Conte

Il fondatore del M5s si riprende la sua creatura politica e attacca l'ex presidente del Consiglio

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 29 giugno 2021 - E alla fine Beppe Grillo gridò di nuovo “vaffanculo”. Stavolta il malcapitato bersaglio è una sua creatura, non un odiato nemico: l’altro Beppe, quel Conte già “punto di riferimento fortissimo dei progressisti” che almeno per ora non tornerà in aspettativa all’università di Firenze (obbligatoria qualora diventasse capo di un movimento politico).

“Mi sento così: come se fossi circondato da tossicodipendenti che mi chiedono di poter avere la pasticca che farà credere a tutti che i problemi sono spariti e che dia l’illusione (almeno per qualche mese, forse non di più) che si è più potenti di quello che in realtà si è davvero, pensando che Conte sia la persona giusta per questo”, ha scritto il fondatore del M5s sul suo blog. “Ma Conte può creare l’illusione collettiva (e momentanea) di aver risolto il problema elettorale, ma non è il consenso elettorale il nostro vero problema. Il consenso è solo l’effetto delle vere cause, l’immagine che si proietta sullo specchio. E invece vanno affrontate le cause per risolvere l’effetto ossia i problemi politici (idee, progetti, visione) e i problemi organizzativi (merito, competenza, valori e rimanere movimento decentralizzato, ma efficiente)”. Infine l’affondo: “E Conte, mi dispiace, non potrà risolverli perché non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione. Io questo l’ho capito, e spero che possiate capirlo anche voi. Non possiamo lasciare che un movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco”.

C’è da capirlo, Beppe Grillo. L’ex presidente del Consiglio ha provato a scippargli il movimento da sotto i piedi, estromettendolo dal ruolo di garante. Grillo a quel punto ha rilanciato, archiviando la leadership contiana e annunciando una consultazione in rete degli iscritti al Movimento 5 Stelle “per l’elezione del Comitato Direttivo, che si terrà sulla Piattaforma Rousseau”. Come si potrebbe d’altronde immaginare un M5s senza Grillo? Sarebbe come pensare Forza Italia senza Berlusconi. Al fondatore del M5s dunque non restava che una sola strada: sbarazzarsi di colui che per due volte è stato - su indicazione dello stesso M5s, quindi anche di Grillo - presidente del Consiglio, prima con la Lega e poi con il Pd. In caso contrario, l’ex comico avrebbe dovuto consegnare le chiavi di un partito che nel 2018 è diventato il primo partito italiano superando il 32 per cento grazie al suolo di garante e megafono. E perché mai? Per darlo a quello che Davide Casaleggio ha definito “uno sconosciuto” diventato capo del governo grazie alla lotteria del M5s?

Grillo insomma si è ripreso il movimento, anche se in realtà non l’aveva mai lasciato. E Conte? Si parla sempre di una lista in suo nome ma come ha spiegato proprio sulle Pecore Elettriche oggi il politologo Marco Tarchi, un altro partito personale potrebbe non funzionare: “Specialmente se un Movimento Cinque Stelle ufficiale continuasse ad esistere. Il personaggio (Conte, ndr) è troppo scialbo per esercitare un qualunque richiamo pseudo-carismatico, e attorno a lui si raccoglierebbe un nucleo di deputati e senatori non più in grado di assicurare un solido rapporto con la base ‘grillina’ e che presto si metterebbero in concorrenza tra loro per cercare di salvarsi dal prevedibile naufragio elettorale”.