Beppe Conte per ora non esce dal governo

Ecco le richieste del M5s a Mario Draghi

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte

Firenze, 6 luglio 2022 - Finisce con un nulla di fatto l’incontro Conte-Draghi di oggi. Certo, l’ex presidente del Consiglio mantiene un tono burbanzoso ma, almeno per ora, resta al governo. “Intendo rappresentare il profondo disagio politico che la Comunità del Movimento 5 Stelle sta vivendo ormai da tempo, ancora più acuito dagli ultimi avvenimenti. Ricordo che le ragioni dell’esistenza stessa del Movimento 5 Stelle sono e restano gli interessi dei cittadini e il bene del Paese”, ha detto Beppe Conte a Draghi in un documento contenente alcune rivendicazioni grilline. “Abbiamo lavorato sempre per un confronto sereno sui problemi, offrendo senza riserva il nostro contributo per pervenire a soluzioni utili, senza mai creare difficoltà. Non è stato questo l’atteggiamento di tutte le forze politiche di maggioranza. Abbiamo subito attacchi pregiudiziali, mancanze di rispetto, fino a subire invettive intese a distruggere la nostra stessa esistenza. C’è stata spesso indifferenza rispetto alle nostre legittime richieste”.

Insomma, “non si può nascondere che il processo politico e la collocazione nel governo, hanno pesato sul nostro elettorato. Lo hanno sfibrato e anche eroso. Ma mai, e sottolineo mai, le ragioni di convenienza di parte e le valutazioni elettorali hanno offuscato in noi la priorità assoluta del bene dell’Italia”. Quindi, ha detto Conte, “pretendiamo adesso, a nome dell’intera Comunità 5 Stelle, un segnale di forte discontinuità, perché fuori dai palazzi in cui le istituzioni di governo si riuniscono, nelle case, nelle strade, nelle fabbriche e negli uffici, sta montando - giorno dopo giorno - un malessere sociale a cui dobbiamo dare una urgente risposta”.

Le richieste riguardano il reddito di cittadinanza (“Non possiamo più accettare di stare in una maggioranza che, in molte sue componenti, rivolge attacchi pretestuosi e strumentali a questo minimale sistema di protezione sociale”), il salario minimo, il decreto dignità (“Non riteniamo più possibile rinviare, ancora una volta, l’applicazione di queste norme destinate a contrastare il precariato”), gli aiuti a famiglie e imprese, la transizione ecologica, il superbonus, il cashback, le riscossioni, l’introduzione di una clausola a tutela del Parlamento ,“per ogni legge di delegazione, che preveda che ogniqualvolta il Governo non si conformi al parere espresso dalle Commissioni parlamentari, il Governo stesso ritorni in Parlamento per motivare specificamente la sua scelta e solo dopo questo passaggio sarà possibile l’approvazione definitiva del decreto legislativo”. Resta da capire se, con queste richieste, l’uscita dal governo è solo rimandata.