Beppe Conte, il passante della Storia

"Questo è il momento giusto per riformare la Rai e sottrarla alle ingerenze della politica", dice l'ex presidente del Consiglio

Il premier Conte

Il premier Conte

 

Roma, 3 maggio 2021 - Beppe Conte è l’apologo vivente del passante della Storia. S’affaccia, guarda quel che gli accade intorno come i vecchi che scrutano i lavori, poi prosegue. Ci sono i decreti sicurezza da approvare? Lui si fa fotografare con i cartelli in mano, accanto a Matteo Salvini, salvo poi fischiettare quando Salvini diventa l’Impresentabile. Porti chiusi? Quali porti chiusi? C’è Fedez che attacca la Rai per una tentata censura? Perbacco, questi felloni di politici lottizzatori si devono invero vergognare! “Questo è il momento giusto per riformare la Rai e sottrarla alle ingerenze della politica”, scrive Conte su Facebook, scatenando l’applausometro dei parlamentari del M5s, che si lanciano in un lunghissimo Forza Beppe da far impallidire certe miracolate corti di partito un tempo invise al M5s. Cerca un’intonazione pannelliana, Conte, in lotta contro la partitocrazia, ma appare solo stonato: “Buona parte delle forze politiche rappresentate in Parlamento appoggiano il Governo in carica e questo può agevolare un clima di confronto costruttivo e una convergenza su un progetto riformatore. Tutte le forze devono concorrere a compiere l’unica, vera rivoluzione utile a migliorare, anzi a salvare, il servizio pubblico. Un servizio pubblico ormai intriso di decenni di prassi e abitudini che vanno rimosse”, dice Conte, incidentalmente ex presidente del Consiglio, nonché espressione - e tra poco anche formalmente leader - del partito più votato in Parlamento nel 2018. “Un servizio pubblico ormai incrostato che ci obbliga a operare una coraggiosa ricostruzione. È una questione centrale, che riguarda la nostra democrazia. La riforma del 2015 non si è rivelata adeguata”, aggiunge Conte, che fa persino mea culpa (si fa per dire): “Io stesso devo ammettere di non essere riuscito, durante gli anni in cui sono stato al governo, a incidere sino al punto di promuovere una pur necessaria riforma. Dobbiamo riconoscere tutti, senza ipocrisie, che non potranno essere nuovi nomi a salvare la Rai dagli antichi vizi. La nuova Rai deve sorgere su pilastri diversi. E la politica, con tutto il rispetto, deve restare fuori dalla porta. Se non riformiamo a fondo la governance non realizzeremo mai le premesse per operare l’auspicata rivoluzione. L’intervento più radicale impone di istituire una Fondazione che offra le necessarie garanzie di autorevolezza e pluralismo e diventi l’azionista di riferimento della Rai”, dice l’ex presidente del Consiglio, il cui partito, il M5s, ha partecipato serenamente alla lottizzazione oggi duramente criticata, grazie anche alla presenza straordinaria di Rocco Casalino, uno al quale piace spiegare ai giornalisti che cosa devono scrivere e che cosa devono pensare. Fuori la Rai dai partiti.