L'Agenda Draghi e il rischio Armata Brancaleone

Da Letta a Di Maio. Carlo Calenda, tuttavia, il nome di Mario Draghi vorrebbe spenderlo in maniera diversa

Mario Draghi

Mario Draghi

Firenze, 26 luglio 2022 - L’Agenda Draghi è un’armata Brancaleone che, secondo Bruno Tabacci, dovrebbe andare da Enrico Letta a Luigi Di Maio. Epperò Carlo Calenda il riferimento al presidente del Consiglio dimissionario se lo immaginava e se lo immagina però diverso: le coalizioni e le alleanza si costruiscono sui temi. Per questo ieri ha presentato il “Patto Repubblicano” insieme a +Europa. “L’Italia è un grande Paese occidentale”, dicono Calenda e i suoi. “La società italiana è piena di risorse ed eccellenze eppure, negli ultimi trent’anni, l’Italia è diventata uno dei paesi meno istruiti, meno produttivi e più caotici d’Europa. Nel nostro paese non c’è più una singola istituzione pubblica o processo della pubblica amministrazione che funzionino come si deve mentre il potere d’acquisto delle famiglie è ancora drammaticamente al di sotto dei livelli del 2007 di oltre 10 punti percentuali. D’altro canto, sempre più cittadini si sono allontanati dai propri doveri civici: pagare le tasse, votare, partecipare alla vita politica, contribuire al miglioramento della comunità. Non esiste una politica tutta cattiva espressa da cittadini tutti buoni. Le responsabilità sono condivise e la reazione deve essere comune”. Questi risultati “sono anche i frutti avvelenati del bipolarismo poi diventato bi-populismo. Alla capacità di agire si è sostituita la produzione di “rumore politico” fondato solo sull’opposizione all’avversario. Una tendenza che si è aggravata in questa legislatura, determinando una crisi di sistema. Trasformismo, incoerenza, incompetenza, ambiguità sul posizionamento internazionale, sperpero di denaro pubblico, illusione che esistano diritti senza doveri corrispondenti; l’agenda politica italiana è stata interamente dettata dalle forze populiste fino all’arrivo di Mario Draghi”. Il Pd sta cercando di blandire sia il leader di Azione sia i suoi compagni di federazione di +Europa. Chissà se alla fine Letta riuscirà a tenere insieme tutti i cocci, che rischiano di essere molti, oppure se le incompatibilità prevarranno. Calenda, per dire, non vuole avere niente a che fare con Di Maio ma ieri ha espresso stima e simpatia per Letta. Campo aperto, si chiama ora. Forse troppo, e dire che già c’era stata l’esperienza non scintillante del campo largo. Il rischio che si intravede è la nascita di una santa alleanza “contro le destre”, come dice sempre Nicola Zingaretti, che peraltro si dovrebbe candidare in Parlamento (ma si dimetterà da governatore solo in caso di eventuale elezione, ha precisato). In tutto questo, Forza Italia perde pezzi: dopo Mariastella Gelmini, Renato Brunetta e Mara Carfagna anche i parlamentari Roberto Caon, Annalisa Baroni e Giusy Versace lasciano il partito di Berlusconi, che fin qui non è stato molto elegante a differenza di certe sue cene (“Riposino in pace”, ha detto il Cav, che si candiderà al Senato, di Brunetta & socie). “In passato ho subito molti pestaggi mediatici e ho sempre risposto con la forza del mio lavoro. Qualsiasi saranno le scelte, poi, la mia lealtà personale a Berlusconi resta, e tutti lo sanno”, dice oggi Carfagna in un’intervista a Repubblica.