Cambia il Padre Nostro e non solo, le novità delle Sante Messe

Domenica 29 novembre, prima di Avvento, entra in vigore nelle chiese toscane il nuovo messale romano. Ma quanti sacerdoti inizieranno subito a celebrare con le nuove formulazioni?

Messa con mascherine (Foto Ansa)

Messa con mascherine (Foto Ansa)

Firenze, 22 novembre 2020 - Domenica 29 novembre, prima domenica del tempo di Avvento, è la data decisa nei mesi scorsi per l'entrata in uso del nuovo messale romano nelle chiese della Toscana. A dire il vero l'obbligo stabilito dalla Santa Sede sarebbe entrato in vigore a Pasqua 2021, ma  con la possibilità di utilizzarlo quando fosse stato disponibile al pubblico e di fatto lo è già. Quindi la Conferenza episcopale toscana ha deciso già la scorsa estate che si sarebbe partiti con la prima domenica di Avvento. Ci sono davvero tante novità nelle preghiere e nelle formule della Santa Messa, ma sicuramente quella che impatterà di più sui fedeli, anche culturalmente, sarà la modifica al Padre Nostro, la preghiera più importante, popolare e amata dal popolo cattolico.

Certo, i fedeli - soprattutto i più anziani, che usano certe formule da decenni - avranno bisogno di tempo per adattarsi, ma chissà se anche tutti i sacerdoti saranno ligi al dovere. Sicuramente ci sarà chi farà di testa sua. Del resto cambiare anche solo una virgola in liturgie così radicate e in un ambiente non certo troppo ricettivo al cambiamento come quello ecclesiastico richiede tempo: sono passati più di dieci anni da quando papa Benedetto XVI indicò la nuova formulazione del Padre Nostro ma solo la nuova versione del messale di Paolo VI, nella sua terza edizione, lo adotta. Però va anche detto che ci sono sacerdoti che già da anni pregano con un Padre Nostro "modificato."

Ecco quindi che da domenica in tutte le chiese della Toscana - e in tutte quelle regioni dove le conferenze episcopali locali avranno scelto di adeguarsi - il Padre Nostro cambierà non solo con un "anche" in più nella frase "come anche noi li rimettiamo", ma soprattutto con la sostituzione del vecchio (e in effetti equivoco) "E non ci indurre in tentazione" con un più chiaro "Non abbandonarci alla tentazione".

Ma non sarà questa l'unica novità. I tempi passano anche dentro le chiese e l'esigenza di un linguaggio più adatto alla società attuale che non a quella di mezzo secolo fa entra perfinio nel messale: così l'atto penitenziale che spesso apre la liturgia includerà anche le sorelle e non più solo i fratelli. Un piccolo, piccolo calcio al maschilismo: si dirà dunque "Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle..."..

Subito dopo il "Signore, Pietà" potrà rimanere ma saranno privilegiate le invocazioni in greco: "Kýrie, eléison" e "Christe, eléison".

Altra novità sarà quella del Gloria che già alcuni sacerdoti "avanguardisti" avevano scelto di adottare: "pace in terra agli uomini, amati dal Signore" e non più "uomini di buona volontà". Anche questa sarà una novità di rilievo dopo decenni.

Molte nuove formule invece saranno solo di competenza del celebrante, come durante la consacrazione quando dirà "santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito", la vetusta locuzione "ordine sacerdotale" diventerà "con i presbiteri e i diaconi" e Gesù non si "offre" più alla sua Passione: si dirà "Consegnandosi volontariamente alla passione". E ancora: non saranno più beati gli invitati "alla cena del Signore" ma gli invitati alla cena "dell'Agnello". Inoltre il segno di pace diventerà il "dono della Pace": sarà questo che il celebrante inviterà a scambiarsi.

Infine la chiusura: non più "andate in pace" ma "Andate e annunciate il Vangelo del Signore" o il classico latino "ite missa est", ma anche in questo campo i sacerdoti si sono sempre comportati in ordine sparso.

Tante novità, insomma, che difficilmente saranno digerite tutte insieme ma che con il tempo dovranno farsi spazio nell'abitudine dei fedeli.