Pisa. 22 dicembre 2013 -  Ha festeggiato il  ventiduesimo anno di vita pubblicando il suo primo romanzo, scritto quando di anni ne aveva solo 19. Nel frattempo dalla sua penna sono uscite quattro piece teatrali, di cui due hanno avuto l'onore e l'onere del palcoscenico per la sua stessa regia. Non ci sono dubbi che Annick Emdin, pisana, studentessa universitaria in Discipline dello spettacolo e della comunicazione, è una delle rivelazioni letterarie dell'anno. Non solo per la sua età quasi fanciullesca, ma per i temi che affronta, per il modo diretto e incisivo con cui si guarda e ti guarda dentro, in un continuo confronto che sembrerebbe arrivare da molto lontano, molto più lontano dei suoi vent'anni. Se la letteratura non ha confini temporali, oltre che di spazio, Annick Emdin ne è la riprova. Con il suo primo romanzo, 'Lividi', pubblicato dalla casa editrice 'Anordest', ha già conquistato lettori giovani e meno giovani, oltre a un giudizio più che lusinghiero della critica. Con 'Matrioska' e 'Bambole usate' ha ricevuto gli applausi e i complimenti di un  pubblico quasi incredulo. Per settembre sta preparando la regia del suo terzo pezzo teatrale: 'Medea'. E poi forse un altro romanzo.


Annick, quando hai cominciato a scrivere?


"Non me lo ricordo; credo di aver sempre scritto, sin da quando ero bambina. Tutti i giornali scolastici sono stati miei. Scrivevo un po' di tutto, anche racconti brevi. La prima pubblicazione ufficiale è stata 'Tempesta elettrica', un racconto in cui volevo dare uno spaccato dell'adolescenza. Parlava di un ragazzo fissato con Jim Morrison, che viveva in un continuo rapporto ideale con lui".


Spesso le tue storie raccontano di donne. C'è un motivo?


"Non sono tanto le donne ad interessarmi, quanto i rapporti di potere tra donne e uomini. Anzi, vorrei dire, tra gli uomini in generale perchè i rapporti di forza sono alla base di tutti i rapporti umani. Se la maggior parte dei protagonisti dei miei scritti per il teatro è al femminile c'è un motivo tecnico. Il fatto è che io conosco molte più attrici che attori. E allora mi devo adeguare".


Ma tu preferisci scrivere romanzi o pezzi teatrali?


"Sono due cose diverse. Nel teatro quello che scrivi prende vita e si arricchisce di tutti gli altri elementi del linguaggio scenico, fondendosi con loro. Nella narrativa si è assolutamente liberi, senza le limitazioni che vengono dalla scena. Quando scrivo un racconto, io mi sento il Dio di un mondo che solo io posso governare. Mentre il teatro è un lavoro di squadra, la narrativa dipende solo dallo scrittore. Io trovo bello lavorare insieme, ma mi piace tanto anche lavorare da sola".


Quando e dove scrivi?


"Ovunque e in qualsiasi momento. Mi basta un foglio e una penna. Non importa se ci sono altre persone perchè riesco ad estraniarmi facilmente".


Quando cominci una storia sai già come finirla?


"Quando comincio nella mia testa c'è la linea generale della storia. Poi seguo le deviazioni che si aprono lungo il percorso"


Quei  lividi di cui parli nel tuo romanzo, lividi del corpo ma anche dell'anima, sono i tuoi lividi?


"No, nel senso che io non ho assolutamente vissuto quella storia, né l'hanno vissuta amici miei. E' un'invenzione letteraria. Però quei lividi appartengono a tutti e anche a me. Quelli del libro sono lividi estremi, provocati da situazioni estreme, che vogliono catalizzare l'attenzione del lettore su qualcosa che anche lui ed io abbiamo provato perché il campo delle sensazioni interiori è qualcosa di comune a tutti noi"
 

22 anni, un libro, le interviste, il successo. Come lo vivi?


"Con grande naturalezza perché io ho sempre saputo di essere una scrittrice prima ancora di essere riconosciuta come tale. A volte sento una forte ammirazione e anche il sostegno da parte della famiglia e degli amici. Qualche volta, però, avverto anche un po' di invidia".


E tu come reagisci?
 

"Mi dico che allora quello che faccio funziona. Direi che forse mi fortifica".
Tu sei invidiosa?
 

"Proprio no. Semmai un po' competitiva".
 

Matrimonio e figli sono un traguardo?
 

"Sì, ma non in se stessi. Li considero un traguardo se sono legati all'amore. E al rispetto".
 

Ci dai un'immagine di te?
 

"Sono inquieta, senza pace. Una ragazza con la valigia che vorrebbe sempre conoscere cose nuove e posti diversi".
 

Continuerai a scrivere?
"Per forza, non posso farne a meno"