Truffa, ex consulente finanziario salvato dalla prescrizione

Prosegue il processo per l'ex moglie e l'amico accusati di riciclaggio

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Montecatini 20 luglio 2019 - Era il mago della finanza di Lamporecchio, un promotore così stimato che, si dice, le banche se lo contendessero, poi però una serie di investimenti “spinti” così come lui stesso ha dichiarato, sotto giuramento, in tribunale, avrebbero mandato in fumo qualcosa come circa 26 milioni di euro, tutti i soldi (in certi casi anche i risparmi di tutta la vita) che gli avevano affidato i suoi clienti.  La vicenda giudiziaria di Danilo Leporatti si è spenta, per prescrizione, proprio durante il processo per truffa in cui era imputato e che è proseguito, fino all’assoluzione con formula piena, perchè il fatto non costituisce reato, nei confronti della ex moglie, Manuela Rosselli e dell’amico di famiglia, Valerio Ancillotti, accusati di riciclaggio, ovvero di aver monetizzato alcuni assegni a Leporatti.

La sentenza è stata pronunciata in questi giorni dal giudice Stefano Billet, presidente del collegio dei giudici, in accoglimento delle richieste del pubblico ministero Claudio Curreli, che aveva chiesto l’assoluzione di entrambi gli imputati e l’unica parte civile costituita (contro Ancillotti), una donna di Modena, è rimasta senza ristoro. Finisce così una vicenda di cui si è molto parlato.  La posizione di Leporatti in questo processo (fu radiato dall’albo nel 2011, ma il caso esplose una decina di anni fa), in cui era imputato per truffa aggravata, si era prescritta durante lo svolgimento dell’istruttoria dibattimentale.

Non quella di Manuela Rosselli (difesa dall’avvocato Luca Marchetti) e dell’amico di famiglia Valerio Ancillotti, difeso dagli avvocati Fausto Malucchi ed Elena Baldi del foro di Pistoia per i quali il procedimento è invece continuato perchè la prescrizione per questo tipo di reato è più lunga mentre il Leporatti, è passato dal banco degli imputati a quello dei testimoni. La ex moglie e l’amico di Leporatti erano accusati di riciclaggio perchè avrebbero cambiati degli assegni a Leporatti consegnandogli poi il denaro contante, monetizzando quindi assegni percepiti dal promotore da parte di alcuni suoi clienti. 

I difensori hanno sempre sostenuto l’assenza del dolo e quindi della consapevolezza dell’origine di quel denaro e, nel frattempo, gli imputati hanno perduto i loro beni. Leporatti, come ci conferma l’avvocato Malucchi, godeva all’epoca di un’altissima credibilità per il suo ruolo di promotore finanziario, lo chiamavano il mago della finanza di Lamporecchio, questo fino al crollo finale frutto, come lui stesso ha ammesso durate la sua deposizione giurata, di operazioni spinte che non soltanto le vittime, ma nemmeno la collettività gli ha perdonato. 

Le persone che gli affidarono i soldi provenivano non soltanto da Lamporecchio e da Larciano, ma anche da Vinci, dalla Lucchesia, da Massa Carrara e da Forte dei Marmi dove un imprenditore vide andare in fumo 900mila euro. Poi ci fu anche chi gliene suonò di santa ragione, diversi anni fa: un’intera famiglia che, con la scusa di un chiarimento, entrò in casa sua e lo picchiò selvaggiamente. Ci fu chi si impossessò di oggetti che gli appartenevano pur di riprendersi qualcosa. Episodi questi che non furono denunciati.