Snai, nuova proprietà: arriva Playtech

Il colosso delle scommesse è anche proprietario dell'ippodromo Sesana

L'ippodromo Sesana

L'ippodromo Sesana

Montecatini 13 aprile 2018 - Snaitech, il colosso italiano delle scommesse proprietario anche dell’ippodromo Sesana, passa di mano. Ad annunciare la vendita alla multinazionale Playtech Plc è la Fiom Cgil. «Come da tempo eravamo a conoscenza – riferisce Massimo Braccini – l’operazione di cessione si è concretizzata. Playtech ha rilevato le quote di maggioranza. Snaitech, dopo la fusione tra Snai e Cogetech, ha attuato un processo di ristrutturazione, preparando un terreno finalizzato anche alle cessione, costato pesanti sacrifici ai lavoratori e riduzioni di personale.

Il mettere in evidenza con ossessione, da parte dell’azienda, i risultati ottenuti, l’importante ritorno all’attivo e l’utile di bilancio, dando risalto che vi sarà anche un importante premio per i lavoratori, ma mai mettendo in evidenza i premi per i manager, segna ancora un livello di relazioni che pensavamo fosse stato superato». «Con questa operazione – prosegue il coordinatore di Fiom – si entra in un nuovo scenario che va analizzato attentamente, anche per cosa comporta un passaggio di questa natura per il settore in Italia. Lo Stato trae da questo settore importanti entrate e ha anche poteri di possibili interventi, poiché le attività sono legate al rilascio di concessioni pubbliche.

Riteniamo che le concessioni debbano risentire del rilascio nell’interesse pubblico e della collettività e non del libero mercato e massimo profitto costi quel che costi. Sappiamo che Playtech ha una tecnologia avanzata e che risente di una condizione complementare a quella di Snaitech. A ogni cambio societario si registrano sempre cambiamenti, una diversa organizzazione del lavoro e spesso l’idea è di ridurre il personale, perché magari le borse rispondono meglio. Non permetteremo speculazioni sulle spalle dei lavoratori e precisiamo che alla base di importanti passaggi vi deve essere il rilancio dell’attività, gli investimenti e un aumento occupazionale. Non possiamo continuare a permettere che grandi operazioni industriali volino sopra la testa degli interessi collettivi».