Sla, speranze dalle ultime ricerche

Ne ha parlato il farmacologo Orsingher all'iniziativa dell'Aisla

Il farmacologo Alfredo Orsingher

Il farmacologo Alfredo Orsingher

Montecatini Terme, 10 aprile 2019 -  Nei locali del Punto Unico dell' Ospedale San Jacopo si è svolto l'Open Day dell' associazione Aisla della provincia di Pistoia, che ha dedicato questo giorno così significativo per i malati e per i loro familiari,ad un incontro sul tema "Alterazioni del sistema immunitario nelle malattie neurodegenerative",tenuto dal dottor Alfredo Orsingher, medico farmacologo esperto in bioetica. La referente di Aisla Pistoia, Daniela Morandi, ha dato il benvenuto ai presenti, ringraziando con affetto una grande sostenitrice dell'associazione, la biologa Chiara Belli, che non fa mai mancare il proprio sostegno nelle iniziative promosse da Aisla sul territorio pistoiese. Le ricerche scientifiche illustrate dal dottor Orsingher sulle ultime frontiere terapeutiche nella protezione neurodegenerativa, con l'uso dei terpenoidi nella sclerosi laterale amiotrifica, aprono nuovi scenari colmi di speranza per i malati. Il farmacologo ha infatti sottolineato con grande entusiasmo come già dopo dodici, sedici settimane di trattamento con terpenoidi ben classificati e standardizzati, è stato rilevato un miglioramento significativo dei sintomi correlati alla spasticità con un positivo rallentamento delle mutazioni del Dna.

"Possiamo affermare- ha detto il medico- che i terpenoidi sono efficaci nel trattamento per la salvaguardia dei motoneuroni della colonna vertebrale e del sistema nervoso, tramite il supporto del sistema immunitario e recettori, rallentando o addirittura bloccando il progresso patologico. Il risultato positivo di queste ricerche scientifiche deriva non solo dalla dimostrata efficacia di questa associazione di terpenoidi, ma cosa importantissima, dal buon profilo di sicurezza e tollerabilità che è fondamentale. Queste sperimentazioni-ha asserito il dottor Orsingher- dimostrano come i terpenoidi sono in grado di rallentare la perdita delle capacità motorie e di aumentare la sopravvivenza, migliorando notevolmente la qualità della vita dei malati di SLA".
Ma chi sono e cosa fanno questi terpenoidi? Il farmacologo ha spiegato che i terpeni sono presenti nelle piante officinali come profumo e si possono estrarre come aromi terpenici puri. Rappresentano il primo e più prezioso, dal punto di vista farmacologico, gruppo terpenoide non psicoattivo, anche grazie alla maggiore quantità presente nella pianta di canapa o specie officinali conosciute. Orsingher ha puntualizzato che a causa del proibizionismo che continua ad ostacolare la ricerca, gli scienziati e i ricercatori sono stati in grado di identificare i recettori degli endocannabinoidi solo tra il 1990 e il 1993. Così è stato finalmente scoperto il nostro sistema endocannabinoide che è composto da due recettori, denominati  CB1 che sono presenti nel nostro cervello e CB2 che si trovano principalmente nelle cellule immunitarie. In questi ultimi anni, la ricerca sui cannabinoidi, sia quelli autoprodotti, che quelli assunti sotto forma di farmaco, ha dimostrato come queste molecole sono i grado di modulare molti disturbi autoimmuni, intervenendo positivamente sul mantenimento dell'equilibrio del nostro sistema omeostatico, riuscendo così a contrastare problemi come l'ansia, la depressione, l'obesità, il dolore, lo stress ossidativo.
 
Il dottor Orsingher ha concluso l'incontro sottolineando come in base ai numerosi studi fatti in questi ultimi anni, si possa affermare che i terpeni, i fitocannabinoidi e i flavonoidi con i loro meccanismi di azione, possono essere classificati tutti terpenoidi con marcate e ben definite attività neuroprotettive, antispastiche e antinfiammatorie nelle patologie neurodegenerative. Proprio in virtù di questo, Alfredo Orsingher ha affermato: " Non ci resta che augurarci che questi grandi risultati siano presto riconosciuti anche dalle strutture ospedaliere e sempre più medici si confrontino con queste ultime frontiere terapeutiche, cercando di affiancarle ai protocolli, che in alcune patologie presentano evidenti limiti. L'obiettivo primario deve essere la qualità della vita dei pazienti. Ogni sforzo deve essere orientato a bloccare la malattia per favorirne la sua regressione, coltivando la speranza di una guarigione".