Rapina, condannato 13 anni dopo. Seminò il panico con un taglierino

Dura pena inflitta al dominicano Nenrry Torres, già in carcere

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Montecatini, 22 gennaio 2019 - E’ stato condannato a nove anni di carcere per rapina aggravata Nenrry Torres, domicano di 38 anni che il 1 febbraio del 2006 si rese responsabile di più rapine a Montecatini. La sentenza è stata pronunciata nel pomeriggio di venerdì scorso dal tribunale a Pistoia dal collegio presieduto dal giudice Stefano Billet che è andato ben oltre le richieste del pubblico ministero Giuseppe Grieco, il quale aveva chiesto sei anni di reclusione. L’uomo è tuttora detenuto in Italia. Il condannato quel giorno di 13 anni fa con un taglierino seminò il panico a Montecatini. In nemmeno un’ora colpì due volte, deciso nei modi, pericoloso e pronto anche a ferire, se non fosse riuscito a impossessarsi del bottino, sia pure di modesta entità. La sua azione però si concluse nelle stanze del commissariato di polizia, con le manette ai polsi. Tutto accadde nel tardo pomeriggio, con le volanti della polizia che seguirono ogni suo passo fino all’arresto avvenuto in via Castellacci, nei pressi della stazione di Montecatini-Centro, grazie a un’operazione lampo.

Il Torres, allora 25enne, si mise in azione alle 17.15 di fronte all’istituto alberghiero Ferdinando Martini, in via Galilei. A volto scoperto e con un trincetto stretto nel palmo della mano, attese che uscissero tutti gli studenti. L’ultimo, un adolescente di 17 anni, se lo trovò davanti. «Dammi i soldi», gli disse, stringendolo per il collo e puntandogli il trincetto alla nuca. Lo studente così aprì il portafogli consegnandogli tutto quello che aveva. Soltanto pochi spiccioli, circa 8 euro. Le minacce proseguirono ancora. «Dimmi dove abiti», fu l’ultima frase prima di fuggire. Il ragazzino avvertì il preside dell’istituto alberghiero, che dette l’allarme al 113.

Primi controlli in città e accertamenti, mentre alle 18.45 dai carabinieri arriva la segnalazione che in un negozio di via Sardegna – non lontana dalla scuola dove aveva già colpito – era stata compiuta un’altra rapina. A creare scompiglio lo stesso bandito solitario armato di trincetto. «State fermi, io posso anche uccidere», disse sventolando il taglierino. Il titolare del negozio, rimasto impietrito, gli consegnò i soldi del fondo cassa, circa 60 euro e due fotocamere digitali Nikon del valore di circa mille euro ciascuna.

Nel frattempo, anche a un cliente, appena entrato nel negozio, il bandito rapinò il portafogli. Fuggito poi a piedi per chissà quale mèta, il rapinatore forse non sapeva di avere la polizia alle calcagna. Scattato l’allarme, in città furono disposte le ricerche. Un ispettore, che non era in servizio, ma che aveva raccolto la testimonianza del fotografo, vide il bandito che in un primo momento era riuscito ad allontanarsi. Insieme alle volanti, l’ispettore del commissariato notò il rapinatore in via Castellacci. Vedendosi spacciato, il dominicano minacciò con il trincetto anche il poliziotto. Ma ormai la sua breve fuga era finita. Gli agenti lo immobilizzarono e lo arrestarono.