Punto nascite, via alla petizione FdI chiede le dimissioni di Bezzini

"Pescia Cambia" ha promosso una raccolta di firme. Franchini attacca Niccolai: "A gennaio rassicurava"

Proseguono le reazioni all’annunciata chiusura del punto nascita dell’ospedale di pescia che avverrà dal 1 giugno. La più dura è quella di Fratelli d’Italia che chiede le dimissioni dell’assessore regionale alla salute Simone Bezzi e del consigliere regionale del Pd Marco Niccolai, pesciatino. "Quello del calo delle nascite sotto i 500 parti annui è solo una scusa – sostiene , perché non solo la legge permette di ottenere delle deroghe per ospedali in condizioni orogeografiche difficili, ma anzi è evidente come piuttosto si sia agito in modo di arrivare a questo punto con la sospensione del servizio - dichiara Roberto Franchini, responsabile comunale di Fratelli d’Italia – il dirottamento dei parti a rischio sull’ospedale di Pistoia, le partorienti risultate positive al covid traferite a Prato, ostetriche sospese per la scelta vaccinale fatta e non reintegrate, trasferimenti e aspettative concesse quando invece sarebbe stato opportuno non farlo visto la carenza di personale, sono infatti tutte concause del calo nascite dell’ultimo anno. Possibile che nessuno abbia fatto nulla per evitarlo e non si sia mosso per tempo se non ci fosse una chiara volontà di depotenziamento? Negligenza o volontà politica sono le uniche due spiegazioni che riusciamo a trovare e per entrambe sono due i principali responsabili, l’assessore alla salute Simone Bezzini e il consigliere regionale Marco Niccolai, i quali a gennaio rassicuravano sulla non chiusura del reparto, salvo poi disinteressarsi completamente degli sviluppi che invece hanno portato ad arrecare un danno nei confronti della salute dei cittadini ed in particolar modo delle donne in gravidanza non solo della Valdinievole ma anche di parte della piana lucchese. Non ci sono attenuanti, devono dimettersi".

Anche lo stesso Marco Niccolai è entrato nel dibattito con um lungo post su Facebook con il quale riassume la vicenda e promette nuovi impegni: "Abbiamo affrontato e vinto la sfida che si aprì nel 2015, adesso vogliamo fare lo stesso".

"Fin da quando sono stato eletto consigliere regionale nel 2015 - afferma il consigiere del pd – , il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale della Valdinievole è stata una delle questioni in ambito sanitario che ho seguito con maggiore attenzione: considerato che per andare in sala travaglio era necessario l’ascensore, in quell’anno successero guasti a ripetizione; addirittura un giorno (30 novembre 2015) intervennero i Vigili del Fuoco per liberare una donna che stava per partorire due gemelli. Un rischio per le madri ed un gravissimo danno per l’attrattività del reparto: assieme alla Conferenza dei Sindaci della Valdinievole lavorammo affinché la Regione e l’ASL finanziassero la ristrutturazione totale del reparto, che fu totalmente messo a nuovo. Un investimento da 1 mln di euro che fu operativo dal 2018 e che ebbe subito una ricaduta positiva in termini di attrattività. Infatti i dati dell’Agenzia Regionale di Sanità dimostrano che, dal 2018, l’ospedale della Valdinievole invertì la tendenza e la diminuzione dei parti all’ospedale della Valdinievole fu inferiore a quella regionale. Se in Toscana i parti sono calati nel 2018 del 5,4 per cento, a Pescia del 2,4 per cento; nel 2019 di fronte ad un calo regionale del 5,4 per cento, a Pescia del 5 per cento; nel 2020 in Toscana - 4,7 per cento, a Pescia - 3 per cento. Nel nostro Paese la diminuzione della natalità è costante ormai da anni e nel 2021, come annunciò la direzione generale dell’ASL alla riunione della Conferenza dei Sindaci del 20 dicembre 2021, siamo scesi sotto la soglia dei 500 parti all’anno, che è lo standard di sicurezza sotto il quale la legge italiana prevede che, per mantenere l’attività di assistenza al parto, occorra una deroga del Ministero della Salute, che si ottiene con interventi di tipo organizzativo. La Regione e l’ASL vogliono mantenere in tutti i modi il punto nascita della Valdinievole, di qualità e nel rispetto della legge. Quando viene presentata la domanda, la legge prevede che non tutta l’attività del punto nascita prima e dopo il parto ma solo l’attività di “assistenza al parto dovrà essere organizzata con procedure e indicazioni (...) volte ad indirizzare l’utenza, sia in ordinario sia in emergenza, verso punti nascita accreditati, che garantiscano il rispetto degli standard.” La Regione presenta la domanda al Ministero a fine maggio, dunque sfrutta tutto il tempo possibile per garantire la funzionalità totale del reparto: non prima ma dal 1 giugno viene sospesa solo l’attività di assistenza al parto. Per quanto tempo? La procedura per la richiesta e la visita degli ispettori del Ministero della Salute che attesta il rispetto dei requisiti previsti dalla legge Balduzzi si chiude in 6 mesi, quindi il lavoro è in essere per far ripartire l’attività di assistenza al parto a gennaio 2023".