"Non è giusto morire sul lavoro, ora basta"

In tanti, anche il presidente della Regione Eugenio Giani, per l’ultimo saluto a Sandro Maltagliati, l’operaio tragicamente scomparso

Migration

Ad accompagnare nel suo ultimo viaggio Sandro Maltagliati, l’operaio 57enne morto travolto da un muletto nella cartiera Panigada di Lanciole dove lavorava, una folla di persone commosse, affrante, che si è radunata nel piazzale del vecchio distributore di benzina alle porte di Vellano per poi seguire la bara prima nella Pieve dedicata ai santi Sisto e Martino, poi al cimitero. Il corteo funebre, guidato dal diacono Licio Ghera, si è fermato per alcuni minuti ai piedi del viottolo che conduce al circolo Arci paesano, di cui Maltagliati era presidente da 22 anni: una tromba ha eseguito per lui "Il silenzio". Dietro al feretro, i familiari: il fratello Marco, la cognata Costanza, i nipoti Claudia, Riccardo e Camilla. In chiesa, fra gli altri, il Governatore della Regione Toscana Eugenio Giani, una presenza molto apprezzata dai presenti, che conosceva lo scomparso e che, al termine della funzione celebrata da don Amerigo Ebio, ha voluto tributargli un saluto dall’altare. "Non vogliamo più che una persona nel pieno della sua vita, delle sue espressioni, della sua umanità, dei suoi rapporti, debba essere qui in una bara - ha detto – perché, semplicemente, ha fatto il proprio dovere, ciò che il nostro Stato gli riconosce come diritto. L’articolo 4 della Costituzione dice che il diritto al lavoro è diritto essenziale, la nostra Repubblica è fondata sul lavoro. Dobbiamo adoperarci perché questo diritto sia effettivo, si svolga nel modo più pieno. La sicurezza nel luogo di lavoro, la possibilità di operare il proprio impegno senza avere nessuna condizione che faccia temere rispetto alla salute, addirittura alla vita … vedere che in un anno arrivano a morire mille persone, è qualcosa che il nostro paese, l’Italia, un paese che vogliamo sempre bello, pieno di speranza per i nostri giovani, è assolutamente ingiusto, non è umanamente concepibile che questo avvenga". Molto sentito il ricordo degli amici del circolo letto da Fabiana Biagini: "Nessuno di noi avrebbe mai pensato che quello che tragicamente è successo nei giorni scorsi, diventasse realtà e che tu ci lasciassi a soli 57 anni, per un incidente sul lavoro. Quando si è diffusa la notizia, ci ha invaso il più profondo sgomento: nessuno voleva arrendersi alla drammatica, ingiusta realtà. Abbiamo cercato con forza e in tutte le maniere una smentita, abbiamo cercato qualcuno che ci dicesse che non era vero per poi prendere consapevolezza, momento dopo momento, che ci avevi lasciato per sempre. Oggi siamo tutti qui a ricordarti: siamo veramente in tanti perchè tante erano le persone a te affezionate e che ti volevano bene. Siamo qui per l’ultimo saluto anche se il tuo ricordo, ognuno di noi, lo porterà sempre nel cuore. Non è giusto morire per il lavoro e non è più tollerabile che tante persone trovino la morte per guadagnarsi da vivere. crediamo che occorra fare una seria riflessione sulla scrupolosa attuazione delle normative antinfortunistiche, affinchè non si muoia più nei luoghi di lavoro e si possa lavorare con la massima sicurezza. Siamo tutti qui perchè non vogliamo perderti, non vogliamo mai lasciarti". Fra i presenti, anche i rappresentanti di altri circoli della Valleriana e i vertici di Arci provinciale, la presidentessa Silvia Bini e il vice Alberto Zinanni. Assente, invece, l’amministrazione comunale: al di là di due agenti della polizia municipale, in servizio di controllo del traffico, non è passata inosservata l’assenza del gonfalone del Comune e di suoi rappresentanti ufficiali.

Emanuele Cutsodontis