Nipote muore, funerale negato allo zio

L’uomo si trova ai domiciliari: i giudici non danno il permesso

Un braccialetto elettronico

Un braccialetto elettronico

Montecatini, 12 ottobre 2019 - Non ha fatto in tempo a stringere forte al petto il nipote moribondo su un letto d’ospedale. Non gliene hanno dato modo. Perché «non c’è n’era motivo», perché il figlio di suo sorella, in coma farmacologico, «non lo avrebbe riconosciuto» e perché per lui – un cinquantenne catanese residente a Montecatini, colpito da un’ordinanza cautelare disposta dalla Corte d’Appello perché un altro Stato ne ha chiesto l’estradizione e si teme possa darsela a gambe – c’era il «pericolo di fuga».

Una storia dove, al netto dei risvolti giudiziari, di pietas non c’è traccia. Riavvolgiamo il nastro. Mario (nome di fantasia ndr) è ai domiciliari in città. Su di lui vigila l’occhio impassibile di un braccialetto elettronico. A fine settembre il nipote viene colpito da un ictus. E’ in condizioni disperate. Mario chiede di poter andare a trovarlo in ospedale. Seguiranno cinque istanze, sempre respinte. «La prima volta che abbiamo chiesto ai giudici che il mio assistito potesse andare a dare l’ultimo saluto al nipote era il 23 settembre – spiega il legale dell’uomo, l’avvocato fiorentino Marco Ammannato – La richiesta c’è stata respinta dicendo che non era documentata la parentela».

Fornita quella arriva una seconda istanza. E un’altra doccia gelata. «Stavolta i giudici hanno detto che visto lo stato d’incoscienza del paziente non c’era urgenza di una visita – prosegue l’avvocato – Eppure tutti noi sappiamo bene che la voce di una persona cara può solo giovare a chi è in condizioni disperate». Seguono altre istanze in cui si parla di «pericolo di vita» e di «rischio imminente di morte». «In questi casi i giudici sono stati inflessibili e hanno parlato di ‘pericolo di fuga’ del mio paziente quando lo stesso, in quei giorni, è andato a fare delle visite mediche senza sorveglianza all’ospedale di Pescia comunicando gli orari di entrata e uscita da casa e non sgarrando di una virgola».

Alla fine il nipote di Mario muore, ma all’uomo non viene neanche concesso di poter prendere parte alle esequie avvenute ieri. «Potrà andare soltanto al cimitero, per trenta minuti a piangere sulla tomba del nipote, sorvegliato dai carabinieri» conclude Ammannato che parla di «un’assurda mancanza di pietas nei confronti di un uomo che voleva solo dare l’ultimo saluto a una persona cara».  

Emanuele Baldi