Maxi frode fiscale: 5 condanne. Già sequestrato resort con piscina

Dopo nove anni arriva la prima sentenza del tribunale di Milano

Il sequestro degli immobili risale già al 2009 e anni precedenti

Il sequestro degli immobili risale già al 2009 e anni precedenti

Montecatini, 8 ottobre 2018 -  Arriva dopo 9 anni la sentenza di primo grado dell’operazione Calypso, maxifrode fiscale nella compravendita di materie plastiche risalente agli anni 2004-2009. In tale ambito fu sequestrato un resort a Montecatini. A emetterla è stata il tribunale di Milano.

In base a una sentenza della Corte Costituzionale sono stati prescritti i reati tributari contestati a vario titolo a 26 persone. Ma i giudici della seconda sezione penale, stabilendo che «il delitto di associazione a delinquere» aggravato dalla transnazionalità, «è idoneo a generare un profitto autonomo rispetto a quello dei reati finanziari», hanno condannato i presunti capi e promotori dell’organizzazione, in tutto cinque, a 4 o 5 anni di carcere e disposto una mega-confisca: più di un miliardo e 400 milioni di euro tra conti correnti e beni già sotto sequestro.

Il sequestro risale a circa 9 anni fa nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla procura di Bergamo e condotta dalla guardia di finanza che aveva portato a indagare 71 persone, tra cui tre imprenditori di origine napoletana (uno deceduto in questi anni) che per l’accusa avrebbero ideato il meccanismo per frodare il fisco. L’operazione venne chiamata Calypso, dal nome di un dragamine della marina inglese trasformato in barca di lusso e di proprietà di uno delle persone finite alla sbarra. Una barca di grande valore a cui allora vennero messi i sigilli e poi venduta per recuperare in parte i soldi non versati allo Stato. Ai tempi vennero sequestrati il cabinato «Sonia Maria» di 17 metri, 242 unità immobiliari (22 ville solo a Udine), un resort con piscina e discoteca a Montecatini Terme, appartamenti di pregio a Bergamo, Milano, Roma, Napoli, Como, casali e terreni in Toscana, 22 tra auto e moto di lusso. Il tribunale di Bergamo nel 2015 trasmise per competenza gli atti a Milano, dove il processo ricominciò dall’udienza preliminare. Nei giorni scorsi sono state depositate le motivazioni e ora si attende il secondo round in appello.