"Mafie in agguato, imprese a rischio"

La relazione della "Dia" mette in guardia il mondo economico legato soprattutto a commercio e turismo

Un’operazione della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) Gruppo Interforze

Un’operazione della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) Gruppo Interforze

Montecatini Terme, 25 febbraio 2021 -  Criminalità organizzata, riciclatori e delinquenti di vario genere hanno sempre svolazzato sopra la città pronti a investire soldi sporchi in qualche attività all’apparenza regolare. L’avvio della crisi Covid e il lockdown del 2020 sembrano aver aumentato le possibilità per simili soggetti. Il rapporto del primo semestre 2020 stilato dalla Direzione investigativa antimafia (Dia), appena pubblicato sul sito del gruppo interforze, mette in evidenza questa e altre situazioni. Montecatini e il resto della provincia di Pistoia non sono immuni dagli appetiti di individui poco raccomandabili.

Francesco Nannucci, capocentro della Dia Toscana e primo dirigente della polizia di Stato, fa il punto sulla situazione. "In un contesto come quello del Covid – sottolinea – è facile sfruttare la crisi. Nei paesi di provenienza, le mafie italiane fungono da welfare, portando la spesa a casa della gente. Qua da noi possono intervenire con aiuti di capitali alle imprese in difficoltà o investimenti a supporto di aziende che non se la passano bene. Alcuni malintenzionati potrebbero proporre agli imprenditori locali di anticipare gli aiuti di Stato che tardano ad arrivare".  

Dottor Nannucci, la situazione di Montecatini è spesso al centro di analisi del genere? "Voglio chiarire, a scanso di equivoci, che la situazione di Montecatini non è più critica di altre realtà della Toscana, ma offre possibilità di investimento e questo è ormai noto a personaggi poco raccomandabili".  

Avete cercato di mettere in guardia le associazioni di categoria? "Un anno fa ho preso contatti con le organizzazioni legate a commercio e turismo, settore fondamentali per Montecatini, per metterle in guardia dal possibile arrivo di certi soggetti, che avrebbero potuto presentarsi come salvatori della patria. Mi premeva sottolineare i rischi che qualcuno potesse offrire aiuti prima dello Stato".  

Che risposte ha ottenuto dalle associazioni? "Nessuna. I casi possono essere tre: o nessuna impresa ha ricevuto offerte di tal genere e sarebbe una fortuna, oppure chi le ha ricevute nutre forti timori a raccontarlo. Il caso peggiore sarebbe che qualche impresa accettasse patti del genere".  

La relazione sul primo semestre 2020 della Dia in Toscana evidenzia le operazioni delle forze dell’ordine nel Pistoiese, anche se qualcuna si è svolta Valdinievole, contro la criminalità albanese. Cosa può dirci su questo fenomeno? "L’arrivo dei lavoratori albanesi nei vivai di Pistoia ha rappresentato un arricchimento per le imprese in termini economici e umani. La presenza di queste persone, serie e perbene, ha rappresentato un punto di appoggio per diversi loro parenti. E non tutti, tra questi, si sono rivelati soggetti a modo".  

Quali reati commettono gli albanesi nella zona di Pistoia? "Sono presenti nello spaccio della droga e nello sfruttamento della prostituzione".  

Le interdizioni antimafia, con il conseguente divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, si stanno rivelando uno strumento utile per l’uso che ne fa il prefetto Gerlando Iorio. Esistono strumenti ancora più incisivi? "Nelle province di Prato e Firenze, con le rispettive prefetture, stiamo procedendo anche a un’analisi delle iscrizioni alle Camere di Commercio. Le misure di prevenzione patrimoniali da noi applicate sono uno strumento efficace, ma anche le segnalazioni di movimenti sospetti di soldi hanno dato risposte importanti in Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto. Non dimentichiamo l’accesso ai cantieri, dove possiamo fare chiarezza su molte situazioni e gli accessi societari. Questi ultimi sono stati utilizzati da noi lo scorso anno per verificare gli effettivi titolari delle imprese che smaltivano i rifiuti dei malati di Covid".  

Daniele Bernardini