"La mafia c'è e si infiltra nell'economia"

Investimenti della ’Ndrangheta sono stati scoperti negli ultimi anni in Valdinievole

Un momento della presentazione del rapporto della Fondazione Caponnetto

Un momento della presentazione del rapporto della Fondazione Caponnetto

Montecatini, 5 gennaio 2019 - «La Toscana non è una terra di mafia, ma la mafia c’è». Con questo slogan, coniato una decina di anni fa, la Fondazione Antonino Caponnetto, intitolata all’indimenticabile magistrato che guidò il pool antimafia di Palermo, ha deciso di accompagnare anche il focus 2018 sulla situazione in questa regione. E, nel rapporto vengono ricordati rapporti e situazioni avvenuti di recente in Valdinievole, come monito a non abbassare la guardia. Tra i luoghi comuni da sfatare, la Fondazione indica una frase ripetuta spesso da qualcuno a Montecatini e dintorni: «Non si deve parlare di mafia, perché si rovina la reputazione di un territorio». 

Il rapporto non cita episodi eclatanti come l’acquisto del Kursaal da parte del camorrista Pasquale Galasso, avvenuto tramite un prestanome alla fine degli anni Ottanta, o i progetti della Banda della Magliana per l’ex Hotel Paradiso, a Montecatini Alto. Ma i fatti ricordati restano comunque abbastanza inquietanti e invitano a non abbassare la guardia. Il 14 aprile 2017, la squadra mobile della questura di Pistoia, diretta dal vicequestore Antonio Fusco, ha arrestato il latitante catanese Concetto Bonaccorsi, in un appartamento a Massa e Cozzile. U Carateddu, uno dei più pericolosi boss della Sicilia, era ricercato dal settembre 2016.

Doveva scontare una condanna all’ergastolo per omicidio aggravato, associazione di stampo mafioso e associazione finalizzata al narcotraffico. Insieme al fratello Ignazio, già detenuto in quel momento, è il capobastone della famiglia chiamata anche Carateddi, frangia armata del clan Cappello, legato alla Stidda. Insieme a quello di Benedetto Santapaola è il clan più potente che comanda nella Sicilia orientale ed è capace di imporsi in Campania e in Calabria. Un anno prima, la Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria, insieme ai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Firenze e Pistoia, coordinati dalla Direzione Distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno confiscato beni per 45 milioni di euro, operante in maniera occulta nel settore della sanità privata e in quello immobiliare, accusato di operare per conto della famiglia Piromalli-Mole, egemone a Gioia Tauro.

Tra i beni sequestrati ci sono società immobiliari a Montecatini e villette a schiera a Buggiano e Cerreto Guidi. Il 28 luglio 2017, la Direzione investigativa antimafia(Dia) di Firenze ha sequestrato beni per oltre cinque milioni di euro a tre imprenditori calabresi: Giuseppe Iuzzolino, Vincenzo Benincasa, residente a Montecatini, e Martino Castiglione. I provvedimenti rappresentano la prosecuzione di un’inchiesta per riciclaggio di soldi derivanti anche da evasione fiscale.