"L'Italia, un modello per altri Paesi adesso"

Gianluca Gentili, professore di diritto all'università del Sussex, racconta l'emergenza virus dopo la Brexit

Il professor Gianluca Gentili con la moglie Nicole in Inghilterra

Il professor Gianluca Gentili con la moglie Nicole in Inghilterra

Monsummano Terme, 29 marzo 2020 -  «L'Italia adesso è un modello per altri Paesi e questa è una grande responsabilità». E' con gli occhi di chi non potrà tornare a casa a Pasqua da un'Inghilterra che, dopo la Brexit, gli concede di restare più che accoglierne la permanenza, che il giurista Gianluca Gentili vive questi giorni di decisioni strategiche del governo di Boris Johnson per far fronte all'emergenza del Coronavirus. Una situazione singolare, quella di Gentili, professore di diritto comparato e europeo all'università del Sussex originario di Monsummano Terme, vissuta con la moglie Nicole, americana di origini newyorkesi e i loro due bambini nati in Inghilterra.

Come state vivendo questo isolamento?

«Prima vivevamo negli Stati Uniti, da quando siamo venuti in Europa è successo un po' di tutto. Prima la Brexit, adesso questa epidemia. Oltre alla preoccupazione per i nostri cari nei rispettivi Paesi da un lato e per noi, dall'altro. Se dovessimo ammalarci infatti non sapremmo a chi lasciare i bambini».

Anche i piccoli, Giorgio 7 anni e Matilde 3, sono a casa?

«Si, le scuole sono chiuse ma, avevamo scelto di tenerli a casa già 5 giorni prima che il governo prendesse questa decisione. Qui la chiusura è stata graduale ma con tempi molti ristretti. Prima ci hanno invitato a isolarci. Poi hanno chiuso le scuole e giorno dopo giorno tutto il resto. Perchè anche qui c'era chi non rispettava l'invito alla precauzione. Noi italiani spesso ci presentiamo male, ma non siamo inferiori a nessuno e le nostre cattive abitudini, sono come quelle di tutti gli altri. Ciò che è successo da noi con la fuga dalla Lombardia è accaduta anche qui per i londinesi che sono andati sulla costa nelle case più grandi, e per i nowyorkesi che sono scappati dagli appartamenti fare la quarantena nelle seconde case al mare a Long Island».

E per il lavoro come vi siete organizzati?

«Mia moglie lavora per il servizio sanitario nazionale, è una psicoterapeuta infantile e lavora con minori problematici. Adesso cerca di fare consulenza telefonica o in video ma supponiamo che quando questa cosa passerà i danni che si lascerà dietro aumenteranno purtroppo il suoi carichi. Anche per me è più complicato. Da 10 giorni le nostre università hanno spostato tutta la didattica on line dando 5 o 6 giorni ai docenti per fare corsi su come insegnare on line in strutture in cui vi erano seminari in cui l'interazione diretta tra studenti e docenti era parte integrante della formazione. Inoltre abbiamo tanti studenti internazionali che vengono da Canada, Africa, Cina. Abbiamo oltre 2000 studenti asiatici nella business school e quindi dobbiamo fare lezioni diverse per coprire diversi fusi orari».

E' possibile comparare le scelte del governo italiano con quelle inglesi e americane?

«In Italia questa vicenda ha fatto emergere la necessità di avere dei politici che siano preparati, che conoscano la legge e la macchina amministrativa. Trump sembra l'uomo sbagliato nel momento sbagliato, lancia messaggi contraddittori, torna sui suoi passi ad ogni scelta e con le aziende che licenziano, molti con la disoccupazione perderanno anche la copertura sanitaria. Se c'è una cosa che Johnson ha fatto bene invece è stata quella di chiedere a tutte le aziende di mantenere il lavoro ai dipendenti e di pagare gli stipendi, anche con un sussidio governativo. Perchè chi perde il lavoro oggi, potrebbe non ritrovarlo domani».

La prima cosa che farete alla fine di questa emergenza?

«Vorrei tornare in Italia e riabbracciare i miei familiari»

Stasera è domenica pizza?

«Di solito sì, mio figlio Giorgio ne è ghiotto. Ma stasera mi sa che opteremo per una bistecca».