Il geniale Galeazzo Nardini e la sua arte ’in sciopero’

L’artista scomparso nel 2016 raccontato dalla figlia Helene, nota attrice "Guardavamo insieme le nuvole. A lui bastava un niente per trovare ispirazione"

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Era l’artista sempre in sciopero. Il montecatinese Galeazzo Nardini, scomparso nel 2016 a 78 anni, è stato un creativo, geniale iconoclasta, protagonista anche in tv e nelle riviste umoristiche d’avanguardia, di cui pochi hanno capito la vera essenza artistica,anche se molti hanno amato la sua profonda tenerezza nei rapporti umani. Capace di passare dai quadri alle miniature, esprimeva una modernità ben oltre i suoi tempi.

La figlia Hélène, affermata attrice televisiva e di teatro, racconta l’artista e soprattutto il padre. L’artista,a un certo punto, ha pagato con l’isolamento scelte non in linea con le tendenze commerciali. Inizia giovanissimo: grazie a Carlo Canepari, sono state ritrovate molte delle sue prime opere.

Quando suo padre espose la dichiarazione di artista in sciopero nella galleria d’arte in corso Roma negli anni Settanta, lasciò di stucco i montecatinesi.

"Lo so, pensarono avesse smesso di lavorare. Invece era il suo manifesto artistico fin dal ’77, un modo per dire che il potere dell’arte è in mano agli artisti e non può essere delle realtà commerciali. Pierluigi Tazzi, curatore della mostra Sciopero dedicata a mio padre che si è tenuta alla Cineteca di Bologna, dice che Nardini sciopera dall’arte. Il suo gesto non è fare arte attraverso lo sciopero, bensì rinunciare al proprio ruolo di artista per diventare artista in sciopero".

Suo padre ha lasciato un materiale vasto?

"La raccolta delle sue opere è immensa: ogni giorno scriveva e dipingeva il termine sciopero, anche su olio e acquarello. Anche sulle pagine dei giornali. L’attimo, il momento, l’istante. Né prima né dopo, ora! L’impronta, la coerenza fra sentire e agire con la purezza di un bambino che gioca, totalmente impegnato nella sua azione".

Nardini è stato protagonista di una vera autoesposizione al Louvre di Parigi.

"Tra il 1967 e il 1968 mio padre era venuto a Parigi. Qui aveva conosciuto mia madre. Il 23 settembre 1973, mentre erano a pranzo da mia nonna, discutevano del concetto dell’arte per l’arte. Mio padre prese la macchina fotografica e andò al Louvre, dove fece il famoso autoscatto".

Tutti ricordano Galeazzo protagonista in tv con Michel Pergolani o sulla rivista satirica Il Male. Com’era da genitore?

"Era autorevole con me, non era mai una questione di rimprovero, quanto di farmi prendere coscienza delle cose. Negli ultimi anni si era trasferito a Massa e Cozzile. Quando venivo a trovarlo guardavamo insieme le nuvole. Io aspetto un segnale per partire, disse una volta. Basta un niente: un giornale, un libro, un titolo, un’insegna, il primo cartello che leggo in vetrina, anche una voce mi mettono il sangue e il cervello in subbuglio: mi stimolano a scendere in piazza e a fare e proporre teatro".

Daniele Bernardini