Ex Paradiso, bando nazionale fermo da 2 anni

La denuncia della Cgil: "Fu pubblicato nel 2020 per favorire l’assegnazione al Terzo settore. Da allora silenzio totale sull’ecomostro"

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Il bando nazionale per assegnare i beni confiscati alle mafie – vi rientra anche l’ex Paradiso – è rimasto lettera morta da più di due anni. A spiegarlo sono Andrea Brachi segretario generale di Spi Cgil e Silvia Biagini segretaria Cgil di Pistoia.

"Siamo più volte intervenuti – scrivono – insieme a Libera su questa vicenda che ha dell’assurdo. Le ultime novità riguardavano l’Agenzia nazionale dei beni confiscati alle mafie che aveva pubblicato un bando (luglio 2020) per l’assegnazione diretta di alcuni di questi beni ai soggetti del Terzo Settore (fra questi aveva inserito l’Hotel Paradiso). Le aziendecooperative del Terzo settore dovevano presentare progetti vincolati a cinque aree ben definite (sociale, salute e prevenzione, occupazione e ricerca, cultura e sicurezza e legalità). Sono passati più di due anni e di quel bando non si hanno notizie. Le buste con le proposte sono state presentate, ma non sappiamo ancora l’esito della selezione e se qualcuno lo ha fatto per questo bene specifico. Da parte nostra, già due anni fa, facemmo presente che era poco probabile che soggetti del Terzo Settore si mettessero in gioco per la gestione di un immobile di 8700 mq su 5 piani. Facemmo anche un sopralluogo e documentammo con foto e video lo stato di completo abbandono. Con noi portammo l’ing. Gianfranco Di Tella che evidenziò nella perizia un degrado consistente destinato ad ampliarsi anche a causa di infiltrazioni d’acqua. Secondo alcune stime occorrerebbero dai 15 ai 20 milioni di euro per la ristrutturazione. Nessuno del Terzo Settore ha, secondo noi, la capacità finanziaria di affrontare un simile investimento (poi il bene deve essere arredato e gestito)".

"Insieme a Libera – dicono ancora Brachi e Biagini – avanzammo la proposta, sostenuta anche dall’allora prefetto Gerlando Iorio, di un utilizzo parziale. Era ed è possibile recuperarne una parte (piscina e locali per spogliatoi e poco altro) e abbattere tutto il resto. Gli abbattimenti controllati, anche in zone abitate, se vengono fatti da esperti sono più sicuri di cedimenti non controllati dovuti allo stato di abbandono. L’idea era appunto quella di salvare la piscina e affidarla a un soggetto del terzo settore. Nello spazio libero lasciato dall’abbattimento potrebbe essere realizzato un giardino pubblico dedicato alle vittime innocenti delle mafie".

"Siamo consapevoli – concludono i due esponenti di Cgil – che l’abbattimento ha un costo notevole (stimato da 1 a 2 milioni di euro), ma l’Agenzia nazionale ha fondi disponili anche per questo. Crediamo che quello che proponiamo sarebbe un gran bel segnale: lo Stato, i cittadini onesti si riappropriano di un luogo, di una struttura che era in mano alla criminalità organizzata. Sarebbe un bel segnale alle mafie. A tutti noi spetta il compito di restituire alla cittadinanza questi bene, dargli nuova vita. Occorre ora che l’Agenzia nazionale, il Governo, la Regione (Fondazioni varie comprese) battano un colpo. Non è possibile fare passare ancora decenni per trovare la soluzione migliore".