La Corte dei Conti condanna Giurlani, "deve pagare 881mila euro". FdI: "Si dimetta subito"

Per i contributi previdenziali non versati dall'Uncem. I magistrati: "Per dieci anni gestione caotica e ricca di illeciti"

Oreste Giurlani

Oreste Giurlani

Firenze, 16 aprile 2019 - La Corte dei Conti ha condannato Oreste Giurlani, sindaco di Pescia e già presidente dell'Uncem (Unione nazionale comunità enti montani), a sborsare 881.795 euro a favore della stessa Uncem. I magistrati contabili hanno ritenuto Giurlani responsabile del danno arrecato all'Uncem nel periodo in cui è stato presidente (2005-2016). Il caso riguarda il mancato versamento dei contributi previdenziali in quegli anni, sia dei dipendenti che dei collaboratori. In pratica i soldi destinati ai contributi venivano usati per ripianare le spese del passato. O si pagano i contributi o si pagano le retribuzioni, altrimenti i lavori richiesti si fermano: questo l'assunto. Ma i magistrati hanno smontato le tesi difensive di Giurlani, individuato come responsabile del danno erariale.

L'Uncem è stata costretta a stabilire con l'Inps un piano di rientro, ma oggi la Corte dei conti ha stabilito che quel denaro, 881mila euro e spiccioli, dovranno essere pagati da Giurlani stesso.

Sul caso parte all'attacco Fratelli d'Italia, che da anni seguela vicenda. "Per anni abbiamo denunciato il mancato pagamento dei contributi previdenziali ai dipendenti di Uncem Toscana, di cui Oreste Giurlani è stato presidente. Oggi la Corte dei Conti ha sentenziato ciò che abbiamo sostenuto a lungo, condannando Giurlani a risarcire Uncem con 881.795,96 euro. Di fronte ad una sentenza così grave - dice il deputato di FdI, Giovanni Donzelli - Giurlani ha l'obbligo morale di dimettersi immediatamente dal suo incarico di sindaco di Pescia".

Donzelli da consigliere regionale ha più volte denunciato quelle che riteneva delle anomalie e presentò anche un esposto alla Procura (dalla quale è scaturita un'indagine sfociata in un processo). "Rimane curioso come in tutto questo tempo la Regione Toscana, che finanziava l'ente - sottolinea Donzelli - nonostante le nostre denunce non sia intervenuta per verificare e fermare questo enorme danno alle casse pubbliche, oltre che ai tanti lavoratori che sono rimasti senza pagamenti dei contributi previdenziali. Riteniamo che un uomo condannato per un ammanco così grave, oltre che accusato di essersi intascato più di 700mila euro e per questo a giudizio per le ipotesi di peculato e traffico di influenze - conclude Donzelli - non sia nelle condizioni di poter guidare un comune".