"Con i piedi nell’acqua" Le tante storie del Padule

Il libro di Maria Antonietta Magrini racconta un microcosmo ormai lontano dagli anni Quaranta al dopoguerra, fra pagine tragiche e mestieri di una volta

Uno dei lavori artigianali

Uno dei lavori artigianali

Il recupero della memoria è il filo rosso sottile che unisce tutto il lungo racconto "Con i piedi nell’acqua" di Maria Antonietta Magrini. L’intento della scrittrice è proprio quello di recuperare, attraverso l’espediente della narrazione della zia Erina, la storia di un microcosmo costituito dalla propria famiglia dagli anni Quaranta fino al dopoguerra.

Il suo racconto è volto a ricostruire la magia di una terra, quella del Padule di Fucecchio. I Magrini erano mezzadri dei marchesi Gerini e la loro vita seguiva il ritmo della natura. Si parla del quotidiano visto attraverso una voce femminile che ha notato tutti i più piccoli dettagli di quel mondo ormai scomparso. Erina racconta la sua vita intrecciata alle vicende della famiglia e agli eventi dolorosi come quello della strage del Padule di Fucecchio del 23 agosto del 1944. A rendere ancora più palpabile l’atmosfera di quegli anni e a farla gustare è proprio l’intercalare dell’italiano al dialetto toscano in cui vengono narrate filastrocche, conte e canzoni.

La descrizione del lavoro quotidiano fa da ossatura a tutta la narrazione, che scivola attraverso ricordi e immagini. Qui si recuperano usi e costumi dei luoghi antistanti il Padule con le attività a esso connesse. In primis le varie colture che vi si praticavano dal grano agli alberi da frutto ai gelsi che servivano per la bachicoltura fino ad arrivare al bestiame, alla pratica della pesca e della caccia. Un particolare risalto è dato alla coltivazione del tabacco importato dal granduca Cosimo I de’ Medici a metà del ‘500 e perdurato fino al dopoguerra. E poi ci sono le erbe come il sarello, così importante per la creazione di manufatti la cui raccolta avveniva in un’atmosfera gioiosa, accompagnata dai canti che scandivano il suo taglio. Molti gli animali che popolavano quelle zone umide dalle anatre domestiche di cui venivano commercializzate le uova alle numerose specie di pesci fino ai ranocchi. La storia della famiglia Magrini sfuma nel dopoguerra per il mutare della società, ma resta vivo il loro l’attaccamento alla natura e alla terra, punto costante di riferimento per una vita piena e serena.

Faustina Tori