Centenaria contrae batterio killer, non ci sono posti dove curarla

I familiari disperati: "Non possiamo portarla a casa, ci hanno lasciato soli"

Laboratorio (Foto archivio)

Laboratorio (Foto archivio)

Montecatini, 9 ottobre 2019 - Nonna di 99 anni, e mezzo, contrae un batterio resistente agli antibiotici e la famiglia non sa come riportarla a casa. E' la triste situazione in cui si trova una famiglia di Montecatini che questa mattina dovrà riportare a casa l'anziana, senza aver avuto, da quanto riferito, alcuna istruzione su quali accorgimenti prendere per curare la donna. Dall'altra parte, il ritorno della pensionata a casa comprometterebbe la salute del figlio settantenne, immunodepresso e in dialisi. A ciò si aggiunge il timore da parte delle badanti contattate, di dover lavorare con una paziente affetta da batterio Kpc, che è resistente agli antibiotici.

Tutto è cominciato quando la donna è caduta, alcune settimane fa e si è rotta due polsi, il naso e una vertebra. Dopo le cure in ortopedia all'ospedale di Pescia è stata tenuta alla casa di cura Don Bosco usufruendo dei 12 giorni messi a disposizione dalla Asl per le cure intermedie prima del rientro a casa. Durante il soggiorno nella struttura è emerso che la donna avrebbe contratto il terribile batterio e che al momento, dai tamponi risulti “colonizzata”. La scoperta è stata fatta dopo una grossa perdita ematica che, dal Don Bosco, l'ha fatta ricoverare di nuovo all'ospedale di Pescia, ma in medicina, stavolta.

«La nonna stamani verrà rimandata a casa – hanno detto le nipoti – ma a noi non hanno detto come comportarci, non è stato dato alcun supporto infermieristico e temiamo per le sorti del dializzato in casa. Abbiamo cercato badanti private ma quando sentono parlare di batterio resistente agli antibiotici si spaventano e dicono di no. E' una persona che ha bisogno di un servizio infermieristico costante e noi non abbiamo nemmeno ricevuto istruzioni su come cambiarla, come tutelarci dalla possibilità di contrarre il batterio e, peggio ancora , ci hanno detto che mascherine, camici e pannoloni dovremo comprarli in farmacia a nostre spese». Insomma la famiglia della povera donna si sente abbandonata a se stessa e senza alternative.

«Hanno detto che stamani la dimetteranno – ha proseguito una delle due nipoti – ma io mi opporrò finché non ci verrà fornita almeno una strada da percorrere per avere un minimo di aiuto, anche pagando una struttura privata. Intanto pretendo che vengano fatti alla nonna dei nuovi tamponi e se risulteranno positivi al batterio Kpc vedremo cosa fare. Nelle strutture, sia pubbliche che private, non ci sono camere singole per questo tipo di pazienti. Ne avevano trovata una a Viareggio ma era doppia e con un'altra paziente affetta dallo stesso batterio. Impossibile come soluzione. In casa nostra nessuno anziano è mai stato lasciato solo ma adesso siamo noi ad essere soli senza sapere cosa possiamo fare». Arianna Fisicaro