In fuga nella notte, rapinatore arrestato

Il 30 marzo aveva speronato una "gazzella" fuggendo nei campi

Il procuratore capo di Lucca Pietro Suchan

Il procuratore capo di Lucca Pietro Suchan

Montecatini, 20 luglio 2018 - A inchiodarlo sono state le impronte digitali lasciate sulla portiera della Renault Clio nera, dal lato passeggero. La stessa auto, rubata a Pescia, con cui, durante una fuga folle sulla Pesciatina lo scorso 30 marzo lui e altri due complici avevano speronato una gazzella dei carabinieri. L’epilogo di una notte selvaggia: un botto tremendo, poi la Clio che carambola e i malviventi che fuggono nei boschi tra Borgonuovo e Quattromura, nella piana lucchese. Dietro di loro una scia di furti, rapine e paura. Come quella vissuta da una coppia di Lammari in via Lombarda che, poche ore prima, aveva sorpreso i tre a rubare in casa.

Beccandosi pure una raffica di bastonate. Ieri per uno degli autori del colpo, Flori Sejdini, 26 anni, di origini albanesi, è scattata (l’ennesima) richiesta di custodia cautelare al gip dal sostituto procuratore Elena Leone. L’accusa è grave: essere un membro del commando di rapinatori che a marzo terrorizzò la zona tra Segromigno e Gragnano con tre scorribande. Sejdini era già stato arrestato per altri furti commessi tra Lucchesia e provincia di Pistoia. Come la rapina choc a una 86enne di Segromigno in Piano a gennaio 2017. Anche in quel caso i banditi non andarono per il sottile: la donna fu minacciata, imbavagliata mentre i tre smuravano la cassaforte. A incastrare il 26enne ci hanno pensato le indagini dei carabinieri coordinati dal maggiore Antonio Trombett e dirette dalla Procura.

I militari hanno dimostrato come le impronte di Sejdini fossero le stesse presenti sull’auto utilizzata per la fuga il 30 marzo e anche che i tabulati telefonici in quelle ore lo localizzassero proprio nei luoghi dei furti, trasformatisi poi in rapine improprie per l’uso della violenza. La stessa usata contro la coppia di Lammari la notte del 30 marzo. Il padrone di casa accorse dopo aver sentito suonare l’allarme di casa. Di fronte si trovò i tre col cappuccio calcato in testa. E lì partirono le bastonate e poi la fuga dai carabinieri che si concluse con due militari feriti dopo lo speronamento.

"Questi individui – commenta il procuratore capo, Pietro Suchan – vogliamo annientarli dal punto di vista giudiziario e metterli nelle condizioni di non delinquere più. Quelli alle loro spalle sono reati odiosi: siamo al lavoro per cercare anche gli altri due responsabili della rapina".

All’appello mancano i due complici. Secondo gli inquirenti, potrebbero essere loro gli autori, sempre insieme al 26enne albanese, i responsabili della rapina del 30 marzo e di altri tre episodi. Per loro le accuse sono di resistenza a pubblico ufficiale, rapina impropria e ricettazione.