Biennale internazionale di incisione di Monsummano, ecco il vincitore

Vincitore della 20esima edizione, dedicata quest'anno a Dubuffet e Palladino, è l'artista Federico Tosi, di Bologna

L'artista Federico Tosi con l'opera vincitrice della biennale internazionale di incisione

L'artista Federico Tosi con l'opera vincitrice della biennale internazionale di incisione

Monsummano Terme, 20 novembre 2019 - E' una biennale d'incisione nel segno dell'essenza grafica quella che si è aperta ieri al Mac,n, il museo di arte contemporanea e del Novecento di villa Martini a Monsummano. A vincere la ventesima edizione del premio internazionale è stato un giovane artista dell'accademia d'arte di Bologna e borsista alla fondazione Il Bisonte di Firenze, Federico Tosi, che ha dato filo da torcere alla giuria della biennale nella scelta di una delle due opere che l'artista ha presentato al concorso. 

Con "presenze n° 6", Federico Tosi si è aggiudicato le duemila euro del premio e un posto in mezzo ad artisti del calibro di Dubuffet e Palladino a cui è dedicata questa edizione.

Federico, per la realizzazione dell'opera vincitrice a cosa si è ispirato?

«Nel mio lavoro il soggetto è il segno, visto come elemento concreto, come un'entità fisica di traduzione delle emozioni».

Come è giunto alla stesura di quest'opera?

«Per me è stata una sintesi in fondo. Prima facevo cose molto più elaborate, e come la maggior parte degli incisori mi concentravo più sul virtuosismo tecnico per dimostrare cosa sapessi fare e fino a che punto potessi arrivare. Poi mi sono accorto che non erano opere che mi rappresentavano e quindi mi sono lasciato andare e ho cominciato con questa serie a concentrarmi sul segno. Da qui il segno diventa soggetto ai cambiamenti di luce, un'entità fisica». 

Si può dunque dire che qualsiasi particolare si noti è voluto?

«Gli elementi sono molto essenziali perchè c'è il segno, il paesaggio, anche per contestualizzalo e la luce che lo possa modellare e cogliere la sua presenza. Per me il segno è una cosa molto intima, estremamente soggettiva ognuno di noi ha il proprio, come un'impronta digitale che ci contraddistingue. In qualche modo penso che tutti questi segni che faccio possono sembrare simili tra loro ma ognuno è diverso ed ha la propria individualità, la propria anima».

Da quanti anni incide?

«Ho cominciato a 21 anni, quindi 8 anni. Ho fatto l'accademia a Bologna e quest'anno ho vinto la borsa di studio per Il Bisonte a Firenze, dove mi sono recentemente trasferito anche se sto continuando a portare avanti l'accademia. In accademia si lavora molto ma entrare nel tecnico diventa difficile e Il Bisonte è una grande opportunità».

Cosa farà con il premio che la biennale di Monsummano le ha offerto?

«Mi sto costruendo un laboratorio, in passato avevo vinto un altro premio e sto investendo in strumenti per la grafica».

Quindi l'incisione, rispetto ad altre tecniche, è proprio una scelta di vita?

«L'incisione è il linguaggio che rispecchia al meglio questa sintesi a cui sto lavorando. Parallelamente mando avanti questa ricerca anche in altri campi, con la scultura, con le istallazioni, lavorando sempre con il segno, con la concretizzazione di questo elemento e la scultura aiuta a modellarlo nella fisicità, ma l'incisione ne materializza l'essenza».