Dieci anni di carcere all'ex pugile

Sferrò il pugno, poi risultato mortale, a un imprenditore di San Miniato

Il giovane è stato arrestato dai carabinieri

Il giovane è stato arrestato dai carabinieri

Montecatini 18 luglio 2019 - Ha chiesto scusa ieri Nicolas Berardi, il 22enne ex pugile di Pieve a Nievole. Fu lui a sferrare il pugno, che otto mesi dopo ha avuto esiti mortali per Antonio Rossi, 70 anni, di San Miniato. Il fatto avvenne nell’autonoleggio Rossi Rent di Santa Croce il 23 agosto 2018. In aula a sentire le scuse dell’imputato c’erano i figli dell’imprenditore Filippo e Noemi, parte civile nel processo. Ma le scuse non hanno portato sconti, se non quello in automatico del rito abbreviato. «Neanche le attenuanti generiche devono essere concesse», secondo il pm Flavia Alemi che ha ricostruito la sequenza dell’aggressione: dieci anni di reclusione ha chiesto la pubblica accusa sottolineando come le dichiarazioni rese dall’imputato prima della discussione siano tardive e non lascino trapelare margini per mitigare il quadro accusatorio.

E dieci anni di reclusione per omicidio preterintenzionale è la sentenza del gup di Pisa Donato D’Auria dopo una camera di consiglio durata non più di 40 minuti. Il colpo fece barcollare all’indietro il 70enne che cadde picchiando la nuca sulla scrivania e perse i sensi. Il diverbio era nato per il noleggio di un’auto. Il giovane, prima di fuggire, si avventò anche sul dipendente dell’agenzia dall’altra parte del bancone. I carabinieri arrestarono Berardi dopo che per oltre dieci ore gli avevano dato la caccia, mentre Rossi veniva operato Careggi.

Poco prima delle 21 Berardi fu fermato ad Altopascio dove alloggiava in un residence, essendo sottoposto allora a divieto di dimora in provincia di Pistoia per un’altra vicenda. Antonio Rossi fu strappato alla morte da un delicato intervento chirurgico alla testa a seguito del trauma cranico con ematoma. Da quelle lesioni il 70enne non si è più ripreso: le sue condizioni, dopo l’iniziale stabilizzazione, sono precipitate in primavera fino alla morte in aprile. Inizialmente indagato per lesioni gravissime e mandato a giudizio immediato (Rossi era ancora in vita) alla scorsa udienza il pm Alemi cambiò il capo d’imputazione in omicidio preterintenzionale.

Già in quell’udienza il difensore di Berardi, l’avvocato Marco Treggi del foro di Lucca, annunciò la scelta del giudizio allo stato degli atti che garantisce lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna: se non avesse optato per il processo-lampo, Berardi sarebbe processato in Corte d’Assise per un di reato che prevede pene fino a 18 anni. «Il giovane – dice Treggi – ha intrapreso un percorso; sta rielaborando il fatto, ha voglia di voltare pagina e le scuse che ha chiesto sono un passo importante». Il legale comunque annuncia appello.