Montecatini, 26 aprile 2011 - Sara Bartoli oggi è una bella ragazza di 31 anni, sposata con Massimiliano e ha due splendidi bambini. La sua vita scorre serena e tranquilla tra gli affetti familiari e il lavoro, ma circa trent’anni fa, quando aveva appena 18 mesi, diventò famosa per la carezza con uno dei grandi protagonisti della nostra storia recente: Papa Giovanni Paolo II. Le due vite dell’allora piccola Sara e di Karol Wojtyla s’incrociarono il giorno del drammatico attentato al pontefice, il 13 maggio 1981. Sono proprio le parole di Sara, in questi giorni in visita a Marliana dagli Arriu, carissimi amici di famiglia e storici responsabili della locale Misericordia, a ripercorrere quei drammatici momenti.

 

Sara cosa avvenne quel giorno?
"Avevo solo 18 mesi e non ho ricordi precisi, ma ho recuperato tutti i fatti di quel giorno grazie ai racconti di mia madre e alle immagini Rai. Papa Giovanni Paolo II era tra la gente, per stringere mani, accarezzare i bambini, regalare un sorriso ai tanti fedeli riuniti nell’udienza del mercoledì che lo acclamavano, emozionati e felici di poter vedere Papa Wojtyla da vicino. Stava per allontanarsi, ma la gente lo chiamò e il pontefice non volle deludere le persone nell’altra fila di transenne, tra cui mi trovavo anch’io, in braccio a don Raffaele, il mio parroco. La mia mamma Luciana era catechista e, insieme a lui, dalla parrocchia di Santa Maria Intemerata a Lariano, in provincia di Roma, aveva accompagnato circa 50 bambini in visita dal Papa quel giorno. Mio padre Valentino era a casa e, con i nonni, stava seguendo la diretta della Rai sull’evento".

 

Poi che cosa avvenne?
"Don Raffaele mi sollevò verso il pontefice, perché mi potesse accarezzare. Vedendomi, il Papa, inaspettatamente, mi prese in braccio. Poi, si chinò per riconsegnarmi al parroco. In quel momento, le grida di gioia della piazza furono interrotte dal rumore di due spari. La folla non comprese subito quanto era accaduto. La felicità si squarciò e le grida di acclamazione lasciarono il posto alla disperazione".

 

Che cosa avvenne dopo gli spari?
"Il Papa si accasciò, i fedeli si resero conto di quanto era avvenuto: il terrorista Ali Agca aveva appena tentato di uccidere il Papa, riuscendo a ferirlo. La mamma e don Raffaele ci riportano al bus, nel panico generale. Sulla strada verso il Gemelli incontrammo un immenso spiegamento di forze dell’ordine. Ancora non sapevano che proprio la piccola coi capelli color oro, che aveva suscitato quello slancio di tenerezza nel Papa, probabilmente gli aveva salvato la vita. A Lariano, mio padre, i parenti e una folla di persone ci attendevano: non c’erano i cellulari e le telecamere Rai non avevano inquadrato il momento dello sparo. Mio padre aveva visto il Papa prendermi in braccio e poi accasciarsi: voleva essere rassicurato che stessi bene. A fine maggio, per la festa della patrona Sant’Eurosia, la gente di Lariano in processione mi toccava i vestiti, convinta che la sopravvivenza del Papa dipendesse dall’intervento di Dio. Ali Agca ha sempre riferito che, poco prima di sparare, aveva visto il Papa con in braccio una bambina e si era fermato: il fatto che il pontefice mi abbia preso in braccio ha ritardato lo sparo".

 

Papa Wojtyla sarà beatificato: quando pensa a lui come lo ricorda?
"La sua forza è stata che prima di essere un grande Papa è stato un grande uomo. La sua immensa umanità ha commosso il mondo e gli ha permesso di superare anche grandi sofferenze e difficoltà. E’ stato così grande da riuscire a perdonare il suo attentatore. La sua carità ci abbracciava quando era in vita e continua ad assisterci dall’alto".