Vivienne Westwood e la Toscana, quel legame speciale nato a Prato

Lo Studio Cataldi Group di Prato produce le principali linee della maison inglese

Firenze, 30 dicembre 2022 - Vivienne Westwood amava l’arte e veniva spessissimo a Prato, passava da Firenze, trascorreva belle giornate a Lucca. Visitando antiche dimore, chieste meravigliose e storiche, musei come gli Uffizi dove ebbe il piacere di essere guidata alla scoperta dei capolavori più belli dal direttore Eike Schmidt: Era il novembre 2021, la grande stilista di fama internazionale, la donna impegnata per la difesta dei diritti umani e del Pianeta, la rivoluzionaria creativa della moda punk e del revival del Settecento e dell’Ottocento coi suoi mitici corsetti supersexy indossati dalla top model più famose che per lei, e solo per lei, sfilavano gratis a Parigi come a Londra, morta per un male incurabile ieri sera a Londra con accanto il marito Andreas Kronthaler e i figli Benjiamin Westwood e Joseph Corré (figlio di Malcolm McLaren), si trovava in città per ricevere il Premio Leonardo da Vinci alla Carriera donatole da Florence Biennale. Con lei, ad accompagnarla in quei giorni come sempre durante venticinque anni c’era Rosita Cataldi, l’imprenditrice pratese proprietaria dello Studio Cataldi Group che produceva e produce ancora le principali linee della maison inglese. Sempre a Prato dove Dame Westwood amava soggiornare, in casa Cataldi, trovandosi bene in famiglia e mangiando toscano anche se sempre vegetariano, il tutto condito con l’olio estravergine di oliva, con finale dolce coi brutti e buoni del biscottificio Mattei.

Vivienne Westwood e Rosita Cataldi
Vivienne Westwood e Rosita Cataldi

“Ho conosciuto Vivienne, che è stata una donna immensa anche per la sua umiltà perché trattava tutti con gentilezza e immenso rispetto, come faceva coi miei dipendenti che chiamava ognuno per nome senza mai sbagliare, nel 1992 – racconta in queste ore di dolore e rimpanto Rosita Cataldi - e ero la sua consulente per la maglieria. Poi nel 1998 lei mi chiese di farle campioni e produzione per varie linee, compresa quella al top Gold Label, col focus sempre sulla maglieria e l’attenzione sui filati di Prato di cui la Westwood con me è stata una grande sperimentatrice. Conosceva il lavoro, manuale e tecnico, lavorava a ferri, anche a 4 ferri come si faceva una volta, e aveva una cultura tessile speciale perché veniva da una famiglia di tessutai. Si consultava sempre con i tecnici della mia azienda e riusciva a convincerli sempre che niente era impossibile”.

Passione e impegno sociale e civile di una stilista famosa che amava andare a piedi da casa Cataldi a Prato fino all’azienda, dove disegnava e insegnava a tutti le regole sacre della moda che l’ha vista regina incontrastata delle passerelle nel mondo. Una Maestra indiscussa per una generazione intera di creativi che hanno compreso e replicato la sua lezione di stile. Trasgressivo sì ma eccelso, ispirato da un fuoco sacro per stupore e meraviglia, con un’attenzione sublime alla tecniche sartoriali e alla cultura della moda. Inimitabili i suoi corsetti stringati, da dama alla corte di Versailles, sfoggiati da Naomi Campbell come da Linda Evangelista o Kate Moss negli anni d’oro delle supertop. In passerella anche uomini, con le gonne e anche loro con le sete fruscianti, avvolti in maglie a rete di ragno con indosso trampoli da funambulo. Semplicemente meravigliosi e mai ridicoli come si addice alla moda con l’anima. E quella di Vivienne amava Prato e le sue bellezze artistiche, come Firenze coi suoi Uffizi e Lucca coi palazzi nobiliari dove con Rosita e la socia Paola Iacopucci ha potuto soggiornare alcuni giorni come accadde anni fa a Palazzo Pfanner col suo giardino barocco. Indimenticabile nella storia della moda la sfilata a Pitti Uomo nel luglio 1990 nel giadino di Villa Gamberaia nei dintorni di Firenze, dove Dame Westwood ricreò l’emozione di ritrovarsi indietro nel tempo al Settecento.