Carrara, 23 settembre 2011 - Cermec, il tribunale dice «sì» al concordato. I giudici Giovanni Sgambati (presidente e relatore), Paolo Puzone e Antonella Dragotto, riuniti in camera di consiglio, hanno accolto la richiesta dell’azienda giudicandola sostanzialmente congrua nella forma e nella sostanza.

I giudici anzitutto stabiliscono come «la società ricorrente è a pieno titolo società di diritto privato e deve ritenersi imprenditore assoggettabile alla legge fallimentare. E’ vero che la stessa ha una partecipazione pubblica e opera in settore in cui l’interesse pubblico è evidente, ma trattasi di azienda speciale trasformata in spa a tutti gli effetti, con capitale prevalentemente pubblico».

Il collegio, poi, richiama alcune sentenze analoghe — emesse dai tribunali di Velletri, Nola, Torino e Catania — dopodiché attesta, sulla base della relazione allegata alla richiesta di concordato, «la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano, il cui realizzo consentirà di soddisfare intergralmente il pagamento delle spese di procedura e delle spese preduttive che sorgeranno nel corso della procedura, il pagamento integrale dei creditori muniti di cause legittime di prelazione e il pagamento, nella misura indicata, dei creditori chirografi». Il tribunale, inoltre, rileva come «si tratta di un concordato di continuità, basato su uno schema diretto al risanamento dell’impresa attraverso operazioni idonee».
 

Il passivo concordatario viene dunque stabilito in oltre 24 milioni di euro (24.731.521), di cui 2.547.748 per spese di procedura e fondo rischi, 3.670.814 per creditori privilegiati, 13.697.490 per creditori chirografari strategici da soddisfare al 75 per cento, 9.556.608 per creditori chirografari ordinari (25 per cento) e 1.304.351 per creditori chirografari pubblici (20 per cento); somme alle quali si aggiungono 7.735.000 come fondo rischi di consistenza.

Il collegio si sofferma anche sul piano di pagamento annuale giudicandolo «pienamente compatabile con la tipologia di concordato che prevede la continuità e non la liquidazione». I 24 milioni di euro necessari al salvataggio del Cermec arriveranno in due modi: dai soci (cioè i comuni di Massa e Carrara) per oltre 8 milioni di euro, e dal cash-flow, il flusso di cassa prodotto dall’attività dell’azienda, per 15.704.000.
Certo, i giudici si considerano «consapevoli dei punti di criticità della proposta concordataria», soprattutto per quanto riguarda le problematiche della finanza pubblica, ma ritenendole al momento solo «elementi ipotetici» non le prendono in considerazione per il giudizio.

Infine, a dare ulteriore forza alla richiesta di concordato c’è, sempre secondo i giudici, che l’ipotesi alternativa, cioè il fallimento, «sarebbe destinata unicamente alla liquidazione del patrimonio aziendale, con esiti verosimilimente di gran lunga meno vantaggiosi per i creditori». Tutto ciò detto, il tribunale ha nominato commissari giudiziali del concordato preventivo il professor Guido Uberto Tedeschi, di Parma, e il dottor Roberto Marrani, di Sarzana. Mentre l’assemblea dei creditori è stata fissata al 15 dicembre (ore 10,30) presso il tribunale di Massa.